«Il comune ora copre la quota profughi dell’intera Liguria»

«Il comune ora copre la quota profughi dell’intera Liguria»

Ventimiglia paga uno scotto pesantissimo, dal punto di vista dell’ospitalità da concedere agli immigrati. Anche perché c’è il dubbio, fondato, che la città ligure di confine sia stata, come dire?, «dimenticata» nel conteggiare il totale dei posti disponibili per l’accoglienza: come se lì, a due passi dalla Francia - che gli immigrati li rispedisce al mittente - fossero arrivati e, soprattutto, arrivassero fra breve due tunisini e quattro libici in tutto... Ne teme le conseguenze il consigliere regionale del Pdl, Marco Scajola.
Colpa del governo e dei suoi calcoli sbagliati, dunque, Scajola?
«Non è il caso di mettersi a criticare il governo, che è alle prese con un’emergenza straordinaria, di proporzioni tali da giustificare il termine usato dal presidente Silvio Berlusconi: uno tsunami umanitario».
D’accordo. Ma com’è questa storia di Ventimiglia dimenticata?
«Il fatto è che ci può essere stata una sottovalutazione delle esigenze, e anche dei rischi, di una località di confine come Ventimiglia. Che invece si è trovata, nei giorni scorsi, alle prese con un massiccio ingresso di extracomunitari, estremamente difficile da gestire».
Un allarme lanciato per tempo dalle istituzioni locali.
«Diciamolo pure: con grande senso di responsabilità. A cominciare dal sindaco Gaetano Scullino, che ha operato al meglio in condizioni di emergenza. Ma unisco nell’apprezzamento anche la prefettura, la Croce rossa e i tanti volontari che si sono messi e continuano a mettersi a disposizione».
Però l’emergenza continua...
«Infatti. La Liguria, per ragioni territoriali, anche in considerazione delle modeste dimensioni, è fra le regioni più colpite dal fenomeno immigrazione. In questo ambito, è chiaro che Ventimiglia, territorio preferenziale di transito degli immigrati che scelgono di raggiungere la Francia, sconta le conseguenze più negative».
Proprio di questo bisognava tener conto nel fare il calcolo degli ospiti da alloggiare.
«... ed è proprio questo che chiediamo ora alle autorità preposte. Abbiamo davanti agli occhi lo stanzone nel quale sono stati sistemati al meglio i primi arrivati. Lo stesso Cie, il Centro di identificazione ed espulsione, ha messo inoltre a dura prova la gestione del problema, anche a causa dei “respingimenti“ dalla Francia. Un comportamento, questo, a dir poco assurdo».
In questo senso la sua analisi, Scajola, va d’accordo con quella che hanno fatto il presidente della Regione Claudio Burlando e l’assessore Lorena Rambaudi.
«È la dimostrazione che, quando si tratta di temi di questa portata, che investono gli aspetti dell’accoglienza e della sicurezza, non ne facciamo una questione pregiudiziale, ideologica o di appartenenza a un determinato schieramento. Burlando e Rambaudi hanno ribadito che si deve tener conto della specificità di Ventimiglia. E su questo io sono assolutamente d’accordo, in considerazione dell’interesse particolare e collettivo».
In sostanza chiedete: una sorta di «numero chiuso» e un tempo determinato per garantire l’accoglienza. Anche perché, come accade spesso, il provvisorio non diventi definitivo.
«È evidente che non si può pensare a un’accoglienza a titolo definitivo. Non dimentichiamo che la Liguria in generale è un territorio che presenta disagi per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, la sicurezza, la tutela degli anziani, ma anche la risorsa-turismo. Nel fare i calcoli e nell’assegnare le destinazioni dei migranti, bisogna assolutamente tenerne conto».
Che non significa, Scajola, chiamarsi fuori?
«Tutt’altro.

Dobbiamo e vogliamo essere responsabili nei confronti di chi ci chiede accoglienza, ma dobbiamo e vogliamo anche tener conto delle caratteristiche logistiche, ambientali e sociali del nostro territorio e della nostra gente. Sono certo che di questi aspetti il Governo vorrà senza dubbio tenere debito conto».

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