(...) che, nonostante i possibili errori di singoli, stavano difendendo la legalità e la sicurezza pubblica. Lavvocato Antonio Sulfaro, presidente provinciale (e facente funzioni di quello nazionale) dellAssociazione volontari di guerra ha infatti scritto a Lorenzo Campani, che è il coordinatore di tutte le associazioni darma a livello italiano. «Sollecitato dai miei associati - scrive Sulfaro - mi corre lobbligo di protestare pubblicamente per lignobile delibera del consiglio comunale e di invitare le associazioni darma, in particolare i vecchi combattenti superstiti, a manifestare la propria opinione in merito. Aggiungo che, come genovese, sento il dovere di scusarmi con lArma dei carabinieri per inaudito affronto perpetrato dai rappresentanti (non i miei certamente) della mia città». Sulfaro aggiunge di essere «dispiaciuto come avvocato» per il comportamento di Giuseppe Pericu che «non ha ritenuto di dignitosamente dissociarsi dalliniziativa, dimettendosi».
Ma se la battaglia iniziata dagli ex combattenti è agli inizi, quella del consigliere comunale di Forza Italia, Giuseppe Costa, è in pieno svolgimento. «Ho seguito la stessa strada intrapresa in occasione della delibera sul voto agli extracomunitari - fa sapere il consigliere azzurro -. Anche allora avevo chiesto al presidente dellassemblea di verificare se non fosse stato commesso un abuso. Poi avevo sottoposto la questione al prefetto, invitandolo a interessare il consiglio dei ministri e i presidenti dei due rami del Parlamento. Così è avvenuto e ora il governo, sentito il consiglio di Stato ha annullato quella decisione. Spero si arrivi alla stessa soluzione».
Anche in questo caso al presidente del consiglio comunale, Emanuele Guastavino, e al segretario generale, Alfredo Gracili, è stato posto il dubbio sulla legittimità della delibera. Il problema sta tutto nel fatto che in consiglio comunale si è parlato del cippo grazie a una mozione presentata dai consiglieri comunisti Roberto Delogu e Tirreno Bianchi, che chiedevano fosse il Comune a installare a proprie spese il cippo. Quella mozione venne però bocciata con 32 voti contrari e solo 6 favorevoli. Prima della bocciatura, in base alla stessa mozione venne presentato un ordine del giorno che prevedeva lautorizzazione al cippo se lo stesso fosse stato realizzato dalla famiglia Giuliani. E questo ordine del giorno passò con 23 «sì» e 20 «no»: Costa sostiene che essendo stata bocciata la mozione, non si potesse neppure un ordine del giorno ad essa relativo.
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