Il Comune toglie gli psicologi alle famiglie in difficoltà

Il Comune toglie gli psicologi alle famiglie in difficoltà

«Un vuoto socio-sanitario grave che creerà un vero e proprio disastro. E il Comune invece di dare risposte, latita». Non usano mezzi termini gli psicologici intervenuti ieri mattina nella sede dell’ordine regionale, dove è stata denunciata la situazione dei 34 psicologici dei servizi sociali genovesi, che saranno dal 31 dicembre, senza contratto. «Il Comune ha infatti prorogato soltanto di un mese il loro contratto, mentre appare chiara tutta l’intenzione di dismettere la figura dello psicologo che si occupa di bambini in situazioni di separazioni familiari altamente conflittuali e vittime di gravi maltrattamenti e abusi - spiega preoccupato Piero Cai presidente dell’ordine degli psicologi della Liguria -. Per gli utenti, la dismissione di queste figure, rischia di diventare drammatica. Parliamo infatti di 2200 casi seguiti dal distretto sociale, che coinvolgono diverse famiglie, di cui 1400 bambini e adolescenti, molti dei quali segnalati dal Tribunale per i Minorenni». Un numero importante che allarma l’ordine e gli operatori del settore, vista anche la poca informazione su eventuali trasferimenti di funzioni.
«I trentaquattro psicologici hanno lavorato negli ultimi anni sulla base di rinnovi contrattuali precari, quindi in una situazione di pesante incertezza – precisa Candida Battezzati rappresentante del comitato spontaneo degli psicologi dei nove distretti sociali -. Malgrado ciò abbiamo cercato di portare avanti un servizio con precisa specificità. Lavoriamo da 14 anni affiancando i 15 psicologi dipendenti del Comune. Abbiamo strutturato e sviluppato professionalità, e una rete di conoscenza sul territorio importante, attraverso attività capillari. Attività che non possono essere distrutte perché trasferite ad altri».
Poco convincono infatti le risposte sull’argomento da parte del Comune: «L’assessore Roberta Papi, responsabile delle Politiche Sociali ha detto che il nostro lavoro verrà svolto dagli psicologi della Asl – continua la dottoressa -. Vorremmo, e credo sia lecito, saperne di più». Gli psicologici dei distretti sono infatti venuti a conoscenza, quale dato di fatto, dell’intenzione del Comune di non rinnovare i contratti e di far svolgere queste funzioni da figure professionali impiegate in Asl, già comunque oberate dalle proprie competenze. «Hanno risposto che il Comune si rivolgerà alle Asl – cerca di far chiarezza il presidente dell’ordine -. Ma in che termini? Come si vorrà organizzare questo passaggio? Il contratto scade il 31 dicembre, che è poi domani. Eppure, noi ancora non sappiamo niente. Neanche la Regione chiarisce. È possibile mai che 2200 casi nelle mani di psicologi e assistenti sociali vengano all’improvviso trasferiti ad altri? A questo punto, il problema è quello di una decostruzione del servizio. Sono favorevole a rivedere la riorganizzazione dei servizi, ma non in questi termini. Significherebbe affaticare l’Asl, con un sovraccarico che potrebbe anche non gestire. O meglio potrebbero gestirli, ma occuparsi soltanto di questo».

Ai tanti interrogativi, si affianca anche tanta solidarietà; si unisce al coro della polemica l’Associazione italiana avvocati per la famiglia (Aiaf); Batya (associazione per l’accoglienza, affidamento e adozione); le sei Case-Famiglia del Comune di Genova; la Consulta Diocesana; i gruppi delle Famiglie affidatarie genovesi; Oltre il Giardino e l’Ordine Regionale degli Assistenti sociali.

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