«Il Comune vuole farci sloggiare»

«Occasione! Vendesi 21 ettari edificabili a euro 1800 per mq». Con questo striscione ieri mattina alle 11 gli operatori del Centro carni sulla Collatina hanno accolto visitatori e addetti ai lavori ai cancelli d’ingresso. Torna ad infiammarsi il fronte di guerra che vede l’un contro l’altro armate maestranze e operatori del Mattatoio da un lato e Comune di Roma dall’altro.
Compatte le aziende che operano nel Mattatoio a denunciare il voltafaccia del Campidoglio: «In questi anni - accusa il presidente dell’Unione operatori del Centro carni, Alessandro Piroli - ci siamo fatti carico di tasca nostra dei costi di manutenzione, che spettavano al Comune. Abbiamo speso milioni per mantenere in piedi le strutture. Per tutta risposta l’amministrazione comunale ora vuole revocare le concessioni e trasferirci al Centro Agroalimentare di Guidonia. Vogliono mandare in fumo i nostri investimenti per una operazione di bassa speculazione edilizia».
Nei piani del Comune, infatti, i capannoni del Mattatoio vanno abbattuti, e l’intera area, oltre 20 ettari di superficie, va venduta ai privati per far posto a insediamenti residenziali e commerciali. Un’operazione di cui non sono chiari destinatari, costi, profitti. «Per ora tutto si è bloccato per via delle elezioni anticipate - afferma Giancarlo Ministeri, presidente del Consorzio servizi annonari del Centro carni - ma pensiamo che ci siano ancora i margini per far tornare sui suoi passi il consiglio comunale che verrà. Ci batteremo fino all’ultimo per salvare la struttura».
La guerra fra Comune e Centro carni va avanti da anni. «Il momento di rottura è stato l’incendio che ha distrutto il grande padiglione 7 - racconta Ministeri -. Quel giorno andò in fumo un’area di ben 10mila metri quadri. Da allora, per esigenze di bilancio e per cattiva volontà, il Comune non ha fatto più nulla per il mattatoio». Ciò che resta del padiglione 7 è oggi destinato a magazzino per le schede elettorali. Che c’entrano le schede con la carne? È quasi un invito a sloggiare. Gli operatori però non si danno per vinti. «Abbiamo presentato ricorsi al Tar, alla magistratura ordinaria, ci sono ancora delle cause civili pendenti - spiega Piroli -. Da parte del Comune le pressioni per farci andare via sono sempre più pesanti. Andare al Car? E a fare che? Non conosciamo neppure il Piano industriale, l’area dove andremmo, i tempi di realizzazione della futura struttura. Niente».
Il rischio concreto, avvertono gli operatori, è che quando Roma fra 10 anni scoprirà di avere nuovamente bisogno di una struttura moderna per la macellazione sarà troppo tardi. Malgrado tutti i problemi, raccontano, durante l’ultimo sciopero nazionale degli autotrasportatori, la capitale è stata l’unica città in Italia con la carne sui banchi di macelleria grazie al mattatoio sulla Collatina.

Alla manifestazione hanno partecipato alcuni abitanti, preoccupati dai centri commerciali del futuro che finirebbero di soffocare la Collatina. A dare sostegno alla protesta anche Marco Visconti, in corsa per la riconferma in consiglio comunale per il Pdl: «La partita è ancora aperta».

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