Caro direttore,
ho limpressione che i previsti tagli delle indennità parlamentari nella misura del 10% siano percepite dagli italiani come una presa per i fondelli. Forse non sarà così, ma è certo che dovrebbe preoccupare di più delle indennità parlamentari il fatto che, attraverso la politica, si gestiscano oltre 800 miliardi di euro del bilancio dello Stato. Io credo che si debba proporre lapprovazione di una norma che preveda la ineleggibilità e comunque la non candidabilità a qualsiasi carica elettiva di quegli amministratori pubblici che abbiano lasciato un bilancio in rosso.
Più precisamente, ritengo che sia giunto il momento di introdurre in Italia quel criterio di responsabilità non solo contabile ma politica che ispira da molti decenni la politica tedesca. Se un sindaco o un presidente di Regione si trova a gestire un ente indebitato, nulla quaestio ma se, nel corso della sua gestione al debito preesistente aggiunge il deficit che di anno in anno produce la sua politica, allora quellamministratore pubblico deve essere posto nella condizione di non potersi più candidare a qualsiasi carica pubblica. Insomma, il discrimine tra il candidabile e il non candidabile deve essere quantomeno il pareggio del bilancio annuale.
Si dirà: «Ma questo può essere un incentivo alla falsificazione dei bilanci degli enti locali, delle Regioni, dei ministeri e degli enti pubblici». Il rimedio che propongo è il seguente. Esiste già la responsabilità contabile, i bilanci degli enti pubblici sono sottoposti al controllo della Corte dei conti. Tali controlli vanno rafforzati ed estesi e, ove emergessero falsificazioni o irregolarità dei bilanci, non bisognerà limitarsi alle azioni di risarcimento del danno erariale ma bisognerà richiedere alleletto o nominato che si è potuto candidare grazie alla falsificazione del bilancio, di restituire, oltre il danno erariale, anche tutte le indennità o somme comunque percepite in relazione alla carica. Credo che una norma così fatta sarebbe un deterrente forte e potrebbe concretamente realizzare quel ricambio della classe dirigente che la seconda Repubblica non è riuscita, in gran parte, a realizzare.
Qualcuno potrebbe osservare che a volte le gestioni di Comuni o Regioni o enti vari possono virare al rosso per effetto di eventi imprevedibili che non possono essere ricondotti alla incapacità o alla voracità del singolo amministratore pubblico. Può darsi. Ma non deve essere prevista una eccezione per questi casi. Faccio un esempio, quello dei Comuni e delle Regioni che hanno deciso di aderire alle proposte di banchieri interessati sottoscrivendo i famosi titoli derivati. La crisi finanziaria ha fatto scoppiare il bubbone.
*Deputato Pdl
e membro commissione
Attività produttive
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.