da Roma
Non cè «coerenza» nei confronti delleucarestia quando i politici cattolici promuovono leggi che vanno contro la legge naturale, la dignità delluomo e la sacralità della vita ma nel decidere quali politici possano ricevere la comunione e quali no i vescovi devono esercitare la «virtù della prudenza». È questa una delle 50 «proposizioni» che saranno sottoposte al voto dei vescovi riuniti nel Sinodo entro il fine settimana. Un documento riservato che è stato reso noto ieri sera dallagenzia «Catholic news service».
Non è ancora detto che il testo della proposizione rimanga tale e quale, ma la scelta è significativa: il Sinodo ha di fatto adottato la stessa conclusione alla quale erano arrivati i vescovi americani dopo averne discusso in occasione delle ultime elezioni presidenziali. Allinizio dei lavori il tema era stato introdotto dal nuovo prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, William Levada, il quale aveva posto questa domanda: lelettore cattolico che vota il politico abortista commette peccato? Latteggiamento da tenere nei confronti dei politici che frequentano la messa ma poi votano in favore di leggi come quella dellaborto o delleutanasia, ma anche di norme che prevedono la legalizzazioni delle unioni omosessuali, era stato poi sollevato con veemenza dal cardinale colombiano Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, che si era espresso nettamente contrario ad ammetterli alleucarestia.
La proposizione numero 46 assume una linea mediana, per far sì che nellaffermare i principi dottrinali la Chiesa cattolica non sembri voler intervenire direttamente nelle scelte politiche ed elettorali. Di fatto, la proposizione lascia alla prudenza dei singoli vescovi la decisione, pur avendo affermato che chi promuove leggi contro la vita e la famiglia non si dimostra coerente con quanto professa partecipando alleucaristia.
Dal documento riservato reso noto ieri, che di fatto rappresenta lossatura delle conclusioni del Sinodo, emerge poi che il problema della carenza del clero è stato molto presente nel dibattito e che si è affacciata la richiesta di ordinare sacerdoti uomini sposati di «comprovata virtù», i cosiddetti «viri probati»: la proposizione numero 11 bolla questa via come «non percorribile». Viene infatti ribadito il valore del celibato e si sostiene che vanno promosse le vocazioni e una «ridistribuzione» del clero esistente. No anche alla comunione ai divorziati risposati, ma si suggerisce (n.
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