Luciana Baldrighi
Dal comunismo al consumismo. Nel giro di un ventennio la Cina, con una folle corsa verso la globalizzazione, è diventata una potenza temuta perfino dagli Stati Uniti. Una maratona che anche nel campo dellarte è diventata una sfida.
Sono i migliori artisti del Paese a rappresentare le realtà umane, i retroscena politici e le emozioni create da unevoluzione che ha gettato le basi di un nuovo contesto storico, tangibile nella vita di tutti i giorni.
«La Cina: prospettive darte contemporanea» è il titolo della mostra allestita allo spazio Oberdan (aperta fino al 2 ottobre, sarà chiusa tutti i venerdì).
In tanti hanno reagito alla profonda disillusione provocata dai massacri di Piazza Tienanmen (4 giugno 1989). Molti se ne sono andati, altri sono rimasti e non hanno voluto rinunciare a testimoniare con il loro stile «amaro e grottesco» la situazione politica. Questo stile, definito «popi», lo ritroviamo nel «Realismo Cinico». Una corrente di lunga tradizione che, durante la dittatura, consentiva un po di libertà. «Lartista si fingeva pazzo e accettava di vivere ai margini della società», spiega la curatrice della rassegna Daniela Palazzoli. Fra i protagonisti della mostra, promossa dal presidente della Provincia Filippo Penati, dallassessore alla Cultura Daniela Benelli e visitata anche da turisti cinesi, ci sono fra gli altri Fang, Lijun, Liu Wei, Yue Minjun e Yang Shaobin.
Fra i capolavori esporti, «Head» di Yue Minjun (1998); «Eternal Holo n.6» di Wang Guangyi (2003); «The Decadence and Emptiness of capitalism 2» di Wang Xingwei (2000); «The First Intellectual» di Jang Fudong (2002); «Dropping a Han Dynasty Urn» di Ai Weiwei (2004); «Bloodine Series» di Zhang Xiogang (2001)e il bellissimo lavoro di ispirazione rinascimentale italiana «The Duke and Me» di Yue Minyun del 1996. Molte opere provengono da collezioni private di tutto il mondo.
Un percorso che comprende pittura, scultura, installazioni, fotografie come «They n. 5» di Hai Bo (2000) e «Wall-Guangzhon» di Weng Fen (2002), e linteressante opera di Rong dal titolo «East Village Beiging n. 19» (1994). Il più tradizionale di tutti è Gu Wenda con «Hair text in Facke Chinese» del 2001. Unenergia vitale che si manifesta in maniera assoluta, tanto da fare concorrenza agli artisti occidentali.
Già nei primi anni Novanta i cinesi avevano voluto raggiungere il controllo fisico e psichico per poter mettere in pratica, nella vita e nellarte, un atteggiamento filosofico capace di cambiare le cose. Le immagini che ci giungono dalla fotografia sottolineano come questa nazione si stia avviando a diventare una grande potenza mondiale.
Ma lo sguardo è anche proiettato verso il passato. Nella memoria che rievoca il dolore e le vite perdute che sopravvivono nel ricordo, o nellintreccio fra individuo e famiglia.
Valori che rischiano di scomparire. La ricchezza che bussa alle porte conduce, infatti, a nuove aspirazioni e a stili di vita consumistici lontani dalle tradizioni del Paese.
Oggi città come Pechino, Shanghai e Guanghzon si sono trasformate in megalopoli dove convivono povertà e ricchezza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.