Concerto senza «stecche» sindacali

Concerto senza «stecche» sindacali

Gli applausi scroscianti che hanno accolto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, martedì sera al Teatro Carlo Felice, hanno accantonato per un attimo i malumori generati dal decreto del ministro Bondi sulle fondazioni lirico-sinfoniche all'indomani della firma di avallo del Presidente.
I lavoratori del Teatro, a sigle sindacali unificate, hanno semplicemente consegnato al Capo dello Stato una lettera con l'auspicio che «possa aprirsi una svolta nella piccola, e pur importante, storia della nostra politica culturale» e aspettando «una vera riforma che sappia conciliare le sacrosante esigenze di efficienza e trasparenza col rilancio del settore in tutte le sue potenzialità».
Ma sono già pronti a riaprire le ostilità, con il primo sciopero che tocca l'appuntamento sinfonico previsto per questa sera; e ad andare avanti a oltranza, con possibili altre cancellazioni di spettacoli, ma anche con concerti fuori dal teatro, cortei e altre manifestazioni che coinvolgano la città e stimolino l'opinione pubblica.
«Non riteniamo il Presidente responsabile di questo decreto - afferma Nicola Lo Gerfo, leader della Fials - ma ci auguriamo che, con il suo aiuto, più parti si mobilitino per ostacolare questa legge, che è una vera e propria mannaia, per noi artisti e per la vita culturale del nostro paese».
Così il concerto dedicato ai centocinquant'anni dell'Unità d'Italia è trascorso senza inceppi, con tanto di saluto in piedi al Presidente e all'Inno nazionale, più le varianti coloristiche del caso, con gli immancabili battiti di mano (fuori tempo) sulle note della Marcia di Radetzki e i sussurri «intonati» sul «Va' Pensiero».
Insomma, tutto secondo i crismi del più genuino spirito patriottico.

Programma dedicato ai «nostri inni», come li ha definiti il direttore Gianluigi Gelmetti, «i fili rossi che raccontano la storia di un popolo», il suo cammino e le sue aspirazioni di libertà: e che ha impegnato Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche del Carlo Felice. Caldi applausi anche per loro.

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