Concita è out: niente invito alla nuova festa dell’Unità

Fabio Gregorio, promotore del giornalino di free press genovese Papè, nato proprio in occasione della Festa nazionale del Partito democratico, c’è.
Concita De Gregorio, direttore dell’Unità, il giornale che ha dato il nome alla festa per una vita, non c’è.
E il punto sta tutto qui, nella mancanza di quel «De» davanti a «Gregorio». Perché una Festa nazionale, sia pure Democratica e non dell’Unità, senza il direttore dell’Unità, non è una vera festa. Il riformista, giornale-cugino e un po’ carogna quando si tratta di Unità, scrive addirittura che Concita ha già pronta la lettera di dimissioni da direttore. E, certo, se serviva una smentita secca, l’assenza di Concita in sedici giorni di dibattiti non lo è. Anzi, più che di fronte a una coincidenza o a un indizio, qui siamo nei dintorni della prova.
Anche perché, tanto per restare in casa democratica, Europa, l’organo dell’ex Margherita, schiera ai dibattiti addirittura tutto lo staff di direzione: il direttore Stefano Menichini e i vice Guido Moltedo e Chiara Geloni. Dell’Unità, invece, nessuno: né Concita, né il condirettore concitiano Giovanni Maria Bellu, né i vicedirettori Pietro Spataro, Rinaldo Gianola e Luca Landò. Niente di niente. Tutti trattati come se fossero Papi Silvio, non invitato a Genova «perché questa è una festa e non un festino».
E dire che, in questi giorni, a tratti, nell’area fra il Porto Antico e piazza Banchi a Genova, pare di essere tornati alle Feste nazionali di rito emiliano di una volta, con L’Unità come presenza fissa imprescindibile fra gli stand. Ci sono dibattiti dove centinaia di persone hanno in mano il giornale di Concita. Ma è solo un’illusione ottica: lo distribuiscono gratuitamente al banchetto all’ingresso dell’area dell’Expo, a fianco dello stand di Claudio Burlando e della salumeria dei supermercati Basko. Anche nel gazebo della farinata hanno attaccato un cartello: «Unità gratis». Ma, fra l’altro, nonostante la gratuità - che, senza facili ironie, a Genova ha un valore superiore che altrove - qualche volta ci sono pacchi del giornale che restano intonsi.
È un po’ il ribaltamento della storia, qualcosa di simile alle ovazioni del popolo del Pd per Gianfranco Fini. L’Unità (a proposito, nemmeno lo stand è segnalato in qualche modo particolare sulle piantine e sul programma della Festa) storicamente trovava fra i banconi dei funghi fritti e quelli delle focaccette di Crevari il suo massimo di tirature e autofinanziamento, con gli strilloni volontari che assicuravano le diffusioni straordinarie. E c’era persino la lettura serale anticipata fra i padiglioni e la vendita del giornale del giorno successivo ai tiratardi, fra gli stand del gioco del tappo e quelli della mazurka. Invece, ormai L’Unità è malinconicamente relegata a free press della Festa.
Fra i 400mila che sono passati nell’area della kermesse in questa prima settimana (ma solo in 10mila hanno assistito ai dibattiti politici e culturali, mentre 50mila hanno preferito mangiare fra i padiglioni), il giornale di riferimento è molto più Repubblica, rispetto all’Unità (Europa è fuori competizione). Tanto è vero che la t-shirt «Denunciaci tutti», voluta da Dario Franceschini in solidarietà con Ezio Mauro querelato per le dieci domande a Berlusconi, ha venduto 306 pezzi in sole due ore.
Insomma, poca Unità, niente Concita. Eppure c’è spazio per tutti, anche per chi non è certo sospettabile di simpatie per il Pd: da Mario Giordano, che ieri sera ha sfidato la platea con le sue tesi pro-Gelmini, a Gianluigi Paragone. Eppure c’è spazio per tutti, anche per chi non è universalmente noto: da una serie di cronisti del Secolo XIX, quotidiano ligure, capitanati dal direttore Umberto La Rocca, al volto più trendy dell’emittente genovese Primocanale Davide Lentini, all’anchor-man di Telelombardia David Parenzo. E poi Andrea Vianello, deus ex machina dei dibattiti, Claudio Rizza del Messaggero, Luca Mazzà del Tg3, Mario Orfeo del Tg2, Andrea Pancani de La7, Andrea Montanari del Tg1, Gianni Riotta del Sole-24 ore, Luca Telese, Luisella Costamagna, Guido Passalacqua di Repubblica, Francesco Merlo, Antonio di Bella del Tg3, Laura Cannavò del Tg5, Marco Damilano dell’Espresso, Ezio Mauro, Giorgio Zanchini del Gr1, addirittura Gianni Anversa di Racconti di vita.

E ancora Cristiano Bucchi di Youdem, Enrico Mentana, Dario Laruffa, Giuliano Giubilei, Federico Geremicca, Roberto Napoletano e Mario Calabresi...
C’è spazio per tanti, tantissimi. Ma non per Concita. Che ieri sera, in realtà, era pure lei alla Festa del Pd. Ma a quella di Colle Val d’Elsa, in provincia di Siena. Località Gracciano.

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