Prima condanna a morte per il voto contestato

Un oppositore del regime iraniano è stato condannato a morte da un tribunale della Repubblica islamica per aver partecipato alle proteste scoppiate a Teheran all’indomani delle elezioni presidenziali dello scorso 12 giugno. Un sito internet vicino agli ambienti dell’opposizione riformista - «Mowjcamp» - ha riferito che l’attivista filo-monarchico Mohammed-Reza Ali-Zamani è stato informato lunedì scorso da un giudice di essere stato condannato alla pena capitale. Il sito non specifica la motivazione espressa dalla corte, ma secondo l’agenzia semi-ufficiale «Mehr» l’uomo era accusato di combattere l’establishment politico-religioso della Repubblica islamica, di appartenere a un’associazione monarchica «terrorista» e di aver partecipato ai cortei con l’obiettivo di minare la sicurezza nazionale. Ali-Zamani fa parte di un gruppo di un centinaio di oppositori del regime arrestati e accusati di avere fomentato le proteste post-elettorali a Teheran, sfociate in duri scontri con la polizia. Sempre secondo il sito «Mowjcamp», Ali-Zamani durante il processo a suo carico avrebbe fatto «estese confessioni». Ma l’opposizione considera questi processi una farsa.

L’ex presidente riformista Mohamed Khatami ha denunciato che molte confessioni sono state estorte «in condizioni straordinarie» e sono pertanto da ritenersi nulle. Le autorità non hanno commentato la sentenza. Se confermata, questa sarebbe la prima, simbolica, condanna a morte inflitta ad un protagonista dell’«Onda verde» iraniana.

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