da Milano
I processi lumaca, gli errori impuniti dei giudici, lincertezza della pena, i criminali in libertà, il senso crescente di insicurezza. Le preoccupazioni degli italiani in materia di giustizia sembrano ben altre rispetto a quelle di Veltroni e Di Pietro. Mentre lopposizione intraprende una campagna contro il decreto «blocca processi», additando lo spettro di un «regime» che si autoassolve facendo leggi ad personam, gli italiani convivono con altre paure e il Paese registrato dai sondaggisti sembra sempre più lontano da quello descritto dalle cassandre dipietriste.
Basta leggere i risultati di unindagine fatta dallistituto Ipr Marketing, che ha per cliente un quotidiano non certo amico della maggioranza come La Repubblica, pubblicato proprio nei giorni della polemica sullemendamento «salva premier», nel momento cioè in cui si inaugurava la nuova stagione «di lotta» del Pd veltroniano. Il risultato è tuttaltro che in linea con gli allarmi del Pd: la maggioranza degli intervistati (55%) condivide lemendamento del governo sulla sospensione dei processi, che il 45% considera uno strumento utile per abbreviare il corso della giustizia in Italia. E se arriva al 90% la percentuale di elettori del Pdl favorevole allemendamento, è curioso registrare quel 27% di elettori del Pd e dellIdv che approva la nuova norma. Ma il dato generale che emerge dal sondaggio dellistituto è la poca fiducia degli italiani nel sistema giustizia e quindi il favore con cui si guarda ai tentativi di riformarla. Il 59% degli italiani, infatti, giudica negativamente il funzionamento della giustizia nel nostro Paese. Non sorprende la scomposizione della percentuale per aree politiche: gli scontenti della magistratura sono il 90% nellelettorato di Berlusconi, il 30% in quello del Pd e Idv e il 73% invece tra chi ha votato lUdc.
Il dato non fa che confermare un trend iniziato da tempo - ma intercettato politicamente finora solo dalle forze del centrodestra - che ha visto salire la sicurezza in cima alle preoccupazioni degli italiani, e parallelamente calare la fiducia nelle istituzioni delegate al controllo e allapplicazione delle leggi. Non è un caso che lEurispes a gennaio, nel suo rapporto annuale, abbia descritto gli italiani come un popolo pessimista sullazione della magistratura, non degna di fiducia per il 57,5 per cento degli intervistati (e nel 2007 erano il 61%), con un picco addirittura dell83% tra i giovani fino a 24 anni. Se si domanda agli esperti il motivo di questa crisi di credibilità della giustizia italiana, molti la indicheranno nella lentezza dei processi, nellinefficienza di un sistema che appare autoreferenziale, immune da ogni responsabilità e poi nellincertezza della pena (con lindulto come esempio di massima indifferenza rispetto alla domanda di sicurezza) tra i fattori determinanti sullopinione pubblica. Ed è sempre lEurispes ad aver analizzato il funzionamento bizantino della giustizia in Italia. Qualche cifra: il 69,7 per cento dei processi presi in considerazione nel 2006 non si è concluso con una sentenza, ma è stato rinviato ad altra udienza. Di questi rinvii, il 9,2 per cento è causato dallassenza del giudice, mentre l1,8 da problemi pratici (mancanza di un fascicolo, assenza dellinterprete, del trascrittore o dellaula). Un processo penale dura in media 240 giorni, uno civile 902. Poi cè la questione delle sanzioni per i magistrati che sbagliano.
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