Le condizioni della Lega per l’ok a Chiamparino

Cota chiede un passo indietro politico all’ex sindaco. Che resta il candidato ideale per un nuovo asse tra Fondazione, Fiat e Passera

Le condizioni della Lega  per l’ok a Chiamparino

La corsa al rinnovo primaverile delle cariche nella Compagnia di San Paolo, che con il 9,7% è il primo socio di Intesa, entra nel vivo. E prendono forma gli schieramenti in campo: da un lato il possibile e profondo rinnovamento della Fondazione torinese sull’asse tra il sindaco Piero Fassino, il suo predecessore Sergio Chiamparino, il presidente della Regione Roberto Cota e la Fiat; dall’altro le manovre dell’ex presidente del consiglio di gestione di Intesa Enrico Salza, in grande sintonia con il presidente della banca e king maker di Intesa, Giovanni Bazoli. Una contrapposizione forse schematica, che trova però un fondamento nel tentativo di aumentare la propria caratura economica e finanziaria da parte di una Torino che negli ultimi anni si è profondamente rinnovata negli equilibri politici e industriali. Ma che incontra sulla sua strada un naturale ostacolo nella resistenza della finanza milanese, che ruota intorno alla Fondazione Cariplo, azionista di Intesa con il 4,7% e allo stesso Bazoli. Alle prese con le nuove dinamiche piemontesi.
Non deve sorprendere, in proposito, quello che ha ieri dichiarato il governatore piemontese in un’intervista alla Stampa: «Non ho dato il via libera alla candidatura di Chiamparino» alla presidenza della Compagnia, ha detto Cota. Precisando però che non si tratta di un veto, ma di un metodo: «Prima di parlare di nomi, parliamo di programmi - ha detto al Giornale - perché le fondazioni non svolgano un ruolo di spartizione politica». Chiaro il messaggio a Chiamparino: se vuole l’appoggio della Lega, l’ex sindaco deve prendere le distanze dal Pd e garantire un suo impegno definitivo per la Compagnia, con tanto di programma sugli obiettivi nel territorio che tenga conto delle sue esigenze e non di secondi fini politici. Chiamparino, contattato dal Giornale, non ha voluto replicare. Ma in ambienti torinesi l’uscita di Cota è stata interpretata più come un’avvertimento «politico», peraltro pienamente comprensibile da parte di una Lega chiamata a sostenere un uomo del Pd, che non uno stop alla sua candidatura. In realtà Chiamparino sembra l’unico candidato in grado di fare da cerniera tra le diverse anime della Compagnia, la politica e il mondo Fiat in profondo divenire, anche attraverso un canale diretto di comunicazione con l’ex ad di Intesa Corrado Passera, ministro economico di prima grandezza non solo di questo governo tecnico, ma forse anche in prospettiva futura. I buoni rapporti che l’ex sindaco vanta, alla pari di Fassino, con Marchionne da un lato, con lo stesso Cota dall’altro, porterebbero il primo azionista di Intesa ad avere un ruolo di sempre maggior peso. Anche rispetto a Intesa.
Non a caso il principale concorrente di Chiamparino resta Salza, che per Bazoli ha rappresentato fin dalla fusione Intesa-San Paolo del 2006 il punto di equilibrio tra le istanze laiche e camerali dell’economia piemontese e quelle cattolico democratiche.

Mentre, allo stesso tempo, il Lingotto - inteso come storico centro di potere, ma in tutte altre faccende affaccendato - è stato tenuto a debita distanza proprio dall’abile lavoro condotto da Salza nelle stanze torinesi. Ora il film è diverso e nei prossimi mesi, non senza scossoni e colpi di scena, prenderà forma il cambiamento.
Twitter:@emmezak

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