«Il confidente che più ascoltavo»

RomaScompare «l’amico, il confidente politico e spirituale, l’intellettuale di grande tempra». Ma soprattutto, dice Silvio Berlusconi, scompare «il consigliere che ascoltavo di più». E adesso «si apre un grande vuoto che sarà molto difficile colmare». La morte di Gianni Baget Bozzo scuote il Cavaliere che lo vuole ricordare con parole non di circostanza. Dall’«avventura di popolo vissuta insieme», quell’incontro con Forza Italia «che ha segnato gli ultimi luminosi vent’anni di vita di questo grande sacerdote», alla «pietas del cristiano di fronte alle tragedie della storia». Pochi, spiega il premier, «rammentano le sue avventure spirituali, le associazioni di fedeli che aveva guidato con rara sensibilità: era un mistico che portava il peso della sua grandezza in un periodo storico spesso dominato dalla mediocrità». E ancora: «Gianni, il nostro Gianni, non era amaro con il mondo che amava. Mi mancherà l’amico e il confidente che ascoltavo più di ogni altro e che sentivo aderire a tutte le mie intuizioni e le mie idee. Mi mancherà il suo lucido e profondo pensiero per le scelte da assumere».
La scomparsa di Baget Bozzo raccoglie un unanime cordoglio bipartisan. Dice ad esempio Dario Franceschini: «Era un intellettuale appassionato e mai banale. Spesso siamo stati su posizioni opposte, spesso i nostri giudizi sulla politica sono diventati terreno di polemica molto dura. Don Gianni ha attraversato stagioni diverse affrontando contraddizioni e incomprensioni ma non ha mai rinunciato alla sua libertà». E Claudio Burlando, governatore della Liguria: «Un personaggio molto significativo non solo per Genova. Un uomo che non ha mai rinunciato a dire schiettamente ciò che pensava. Vent’anni fa, quando avanzai la proposta dell’Acquario, lui fu tra i pochi a incoraggiarmi». «Io gli volevo molto bene - racconta Massimo Cacciari -. Non ho mai conosciuto una persona intellettualmente e spiritualmente mobile, negligente e inquieta come lui. E al tempo stesso era un uomo di fede di grande rigore». Bobo Craxi ricorda la stagione socialista: «A mio padre Bettino piaceva molto avere un prete così intelligente al suo fianco nelle battaglie garibaldine». Anche Paolo Ferrero, «pur non condividendo nulla», omaggia «il libero pensatore».
Per il presidente del Senato Renato Schifani «abbiamo perso un giurista e teologo di altissimo livello, un interprete profondo dei valori cristiani che ha contribuito in modo importante alla formazione della seconda Repubblica». Per Maurizio Gasparri «le sue idee sono state un bagaglio essenziale per il Pdl per la costruzione di una moderna formazione di centrodestra». Per Claudio Scajola «è stato un protagonista del rinnovamento delle istituzioni». Per Franco Frattini «un pensatore coraggioso e provocatorio». Per Fabrizio Cicchitto, «abbiamo perso un uomo che ha rovesciato come un guanto gli schemi ideologici della sinistra». Per Denis Verdini «abbiamo tutti perso un maestro».

Per Gianfranco Rotondi «sparisce un pezzo fondamentale della storia dei cattolici del Novecento». E per Maurizio Sacconi «ci mancherà la sua intelligenza che, a differenza di certi intellettuali egoisti e autoreferenziali, si è sempre posta al servizio dell’interesse generale».

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