Confindustria contro la class action: "Atto ostile"

Per gli industriali la nuova norme che dà il via alle cause di risarcimento collettive "disincentiva gli investimenti". Ecco come funziona

Roma - L'unione fa la forza. E presto questo sarà vero anche in Italia. Arriva la class action, o meglio la possibilità di promuovere cause collettive per ottenere rimborsi in caso di imbrogli e danni da parte di imprese scorretti. Finora i consumatori italiani hanno potuto vedere questo strumento solo nei film targati Usa.

Gli industriali: disincentivo a investire Ma la norma non piace alle imprese. Confindustria, da sempre contraria, ha subito tuonato: "E' un atto di grave di ostilità all'impresa". La Confederazione guidata da Luca Cordero di Montezemolo teme che il provvedimento "costituirà un nuovo pesante disincentivo a investire nel nostro paese che già è agli ultimi posti in Europa per attrazione di capitali stranieri. E' un provvedimento rozzo che espone le aziende italiane e i loro lavoratori a gravi rischi".

Bersani: avanti con le liberalizzazioni Non la pensa così il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani. "Le liberalizzazioni vanno avanti" e questo mostra "una crescita di sensibilità sui processi già avviati", dice soddisfatto. Bersani, del resto, aveva proposto di introdurre la Class Action già con la prima "lenzuolata" di liberalizzazioni del giugno 2006. Punta però ad una "class action italiana" e per questo proporrà piccole modifiche alla Camera. "Faremo tesoro delle esperienze degli altri continenti", dice spiegando che alla Camera si lavorerà per introdurre un filtro che eviti abusi nei ricorsi.

Un'arma per i consumatori La nuova norma, che disciplina anche il procedimento da seguire, prevede l'attivazione della class action per ottenere rimborsi legati a contratti con clausole prestampate, a pratiche commerciali illecite o a comportamenti anticoncorrenziali da parte di società fornitrici di beni o servizi. Dai farmaci pericolosi ai viaggi truffa, dagli illeciti finanziari ai danneggiamenti ambientali: sono molte le fattispecie che, riguardando una pluralità di cittadini, potranno rientrare nella fattispecie della "class action". Misure specifiche sono poi previste per i contratti stipulati tramite telefono, oppure on-line via internet: se il contratto è collegato ad un messaggio pubblicitario ingannevole rende nulli i contratti nei confronti di tutti i consumatori o utenti durante il periodo di diffusione del messaggio. La class action potrà essere attuata dalle associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale consumatori e utenti ma anche da parte di associazioni di "consumatori, investitori e altri soggetti portatori di interessi collettivi legittimati". Su questo punto è previsto un passaggio nelle commissioni parlamentari competenti. La platea dei soggetti legittimati a ricorrere sarà così più ampia, per consentire, ad esempio, cause collettive anche per eventuali danneggiamenti ambientali.

Come funziona L'avvio di una causa collettiva avrà subito effetti: interrompe le prescrizioni delle altre cause avviate dai consumatori, magari singolarmente. Sono quindi previsti vari passaggi. Il primo è la decisione del giudice, che dovrà solo stabilire se l'impresa va condannata. Fisserà però anche le modalità per stabilire gli importi dovuti e la procedura per attribuire il rimborso ad ogni singolo cittadino. Dalla causa collettiva si passa quindi a stabilire rimborsi individuali: questo passaggio sarà gestito da una Camera di Conciliazione che dovrà essere costituita presso il tribunale che si occupa della causa. In questa fase parteciperanno in modo paritario i difensori di coloro che hanno proposto l'azione di gruppo e la società chiamata a rispondere del proprio comportamento. Durante questa procedura i cittadini possono anche ricorrere singolarmente e, nel caso si ritengano non soddisfatti dall'accordo raggiunto, possono anche decidere di proseguire l'azione giudiziaria. Sono infine previste modalità per pubblicizzare la sentenza di condanna e l'accordo raggiunto nella successiva transazione.

Un'ultima misura serve ad evitare che i costi ricadano sui consumatori. La parcella degli avvocati dei ricorrenti sarà pagata dalla società condannata, anche se solo parzialmente. L'importo dovuto non dovrà però superare il 10% del valore collettivo del risarcimento

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