Confindustria decide di non decidere

Riunione interlocutoria del Consiglio che nomina un «gruppo di lavoro» per cambiare lo statuto

Confindustria decide di non decidere

Prendere tempo, comunque: sembra questa l’esigenza principale degli industriali genovesi impegnati (sì, impegnati, dicono) a cercare il presidente del prossimo triennio.
Anche ieri, una conferma in tal senso: nelle stanze del grattacielo ex Telecom di via San Vincenzo si è riunito il consiglio direttivo dell’associazione, con all’ordine del giorno «la necessità di adeguare le attuali procedure di elezione del presidente ai principi di Confindustria centrale».
Ebbene, i consiglieri hanno deciso di «esprimere parere favorevole alla costituzione di un gruppo di lavoro, composto da Edoardo Garrone, Paolo Marsano e Giancarlo Piombino, che dovrà predisporre le proposte di cambiamento dello statuto. Tali proposte - conclude la nota di Confindustria Genova - saranno quindi presentate al Consiglio direttivo e sottoposte all'approvazione dell'assemblea».
Insomma, se qualcuno si era illuso e si attendeva, data l’urgenza - Marco Bisagno decadrà dalla carica il 15 dicembre - qualche passo avanti in vista della nomina del successore o dell’eventuale riconferma dell’attuale numero uno, è rimasto certamente deluso.
Innanzi tutto i tre «saggi», Luigi Attanasio, Riccardo Garrone e Stefano Zara, non hanno potuto sciogliere nessun nodo in merito ai risultati delle loro consultazioni della struttura associativa.
A quel punto, a Garrone non è rimasto che «presentare una relazione informativa sull'iter di nomina dei candidati alla presidenza dell'associazione», richiamando il Consiglio direttivo al puntuale rispetto di quanto disposto e comunicato dalla Confindustria centrale ai «genovesi». Cioè: rivedete lo statuto e uniformatelo al nostro, in modo che sia il Consiglio direttivo a individuare un nome - uno solo! - fra quelli segnalati dagli industriali, e a proporlo all’assemblea generale.
Fino ad ora, invece, in linea teorica si poteva verificare il caso di sottoporre all’assemblea la possibilità di votare più candidati, ognuno dei quali gratificato da un consenso superiore al 25 per cento degli associati.
In questo modo, visto l’esito a dir poco interlocutorio delle consultazioni dei tre saggi, sarebbero stati indicati all’assemblea i nomi di Vittorio Malacalza (che ha ottenuto oltre il 60 per cento dei consensi) e Marco Bisagno (forte, si fa per dire, del 25 per cento dei consensi, ma con la maggioranza dei supporter nell’ambito del Consiglio direttivo).
Esclusi, invece, per il momento dalla corsa al vertice sia Remo Pertica, autorevole dirigente di Finmeccanica, sia Orazio Brignola, genovese, titolare dell’omonimo colorificio. Entrambi potrebbero rientrare in una strategia che prevede il loro eventuale insediamento alla vicepresidenza, con deleghe «pesanti».
Il diktat di Confindustria centrale, indirizzato evidentemente a imprimere un’accelerazione alla nomina del presidente a Genova, modifica la procedura mentre la «gara è in pieno svolgimento». Ma in questo modo, molti osservatori vedono una residua possibilità di rientro in gioco per Bisagno, che ha indubbiamente il Consiglio a favore. Nel frattempo, sia Malacalza, sia Bisagno confermano di restare pienamente in corsa.


Di fronte a questo scenario, ancora molto complesso, il comunicato diffuso ieri al termine dei lavori dello stesso Consiglio direttivo fa solo capire che la decisione è rinviata. Ancora.
C’è da sperare, almeno, che al di fuori del grattacielo ex Telecom proseguano i colloqui informali. Purché portino a un risultato.

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