Politica

Ma Confindustria non ci sta «Le imposte vanno ridotte»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Un warning, un avvertimento molto preciso al governo Prodi affinché non resti ostaggio delle contraddizioni anche in ambito economico. Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha utilizzato il termine «patto per la produttività», ma si tratta di una serie di linee-guida per esecutivo, sindacati e sistema bancario da sviluppare al tavolo che si aprirà a Palazzo Chigi per modificare l’accordo del ’93 sulla politica dei redditi.
Il nodo della questione, però, rimane la diminuzione delle imposte sulle aziende. «Se vogliamo crescere - ha detto ieri Montezemolo intervenendo a un convegno del Centro studi di viale dell’Astronomia - dobbiamo sapere che resta essenziale alleggerire la pressione fiscale sulla produzione di ricchezza. Non possiamo pensare di risanare i conti pubblici aumentando le tasse». La richiesta, che prescinde dal taglio del cuneo fiscale e dalle incertezze sulla Finanziaria, è stata accompagnata dalla promessa di «destinare a investimenti tutte le risorse» derivanti da un abbassamento del prelievo.
L’appello confindustriale si fonda sulla tesi secondo la quale i processi di riassestamento delle finanze pubbliche hanno successo solo se i cambiamenti sono strutturali (taglio delle spese improduttive della Pa). Il viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, ha rassicurato la platea imprenditoriale a stretto giro di posta. «Il risanamento - ha spiegato - non si fa con le tasse. Le dovrei imporre io e sarebbe antipatico. La Commissione Biasco è al lavoro per dare un assetto definitivo all’Irpeg, non mi ricordo come si chiama ora l’imposta (Ires, ndr), e anche su come ridurre le aliquote». Ai sindacati Montezemolo ha ribadito che «la flessibilità degli orari è una delle questioni centrali per un recupero di produttività». Lo scopo è ridurre il divario fra ore lavorate e ore retribuite attraverso una contrattazione collettiva che recepisca gli standard europei senza estenuanti discussioni a livello aziendale. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha risposto che la flessibilità può essere concessa «in cambio di più salario e più tutele» incentivando «l’estensione del secondo livello di contrattazione». Luigi Angeletti, leader della Uil, ha replicato che «sul salario variabile a Confindustria manca il coraggio» in quanto i passati tentativi di intesa sono falliti. Secondo Guglielmo Epifani (Cgil), sarebbe meglio «partire da un patto contro la precarietà». L’Ugl è contraria alle accelerazioni sul tema. Dal Parlamento il Pdci ha «rispedito al mittente» la proposta di patto sulla produttività.
Montezemolo, infine, ha invitato le banche a scommettere maggiormente sulle imprese assumendo partecipazioni di rischio.

L’Abi risponderà dopo l’esecutivo di settimana prossima.

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