Confindustria perde pezzi in Campania

Parlare di bufera è dire poco. Siamo a Napoli. E la questione per una volta non riguarda le divisioni della politica e la sua incapacità di gestire il problema dei rifiuti. No, questa volta la tempesta è in casa dei privati. Uno dei più importanti imprenditori campani, Gianni Punzo, il leader del Gruppo Cis-Interporto, 7 miliardi di fatturato, sbatte la porta ed esce da Confindustria. Mica roba da ridere. Punzo nei prossimi giorni sarebbe dovuto diventare uno dei vicepresidenti della nuova giunta dell’Unione industriali di Napoli, che ha già presidente designato dai saggi nella persona di Paolo Graziano.
Ma qualcosa si deve essere incrinato negli assetti del potere privato napoletano e i piani sono stati sconvolti. Punzo ha preso carta e penna e ha scritto una lettera di fuoco indirizzata in primis al presidente designato Paolo Graziano e per conoscenza ad Emma Marcegaglia, alla sua vicepresidente per il Mezzogiorno Cristiana Coppola e a Giorgio Fiore, leader della Confindustria Campana. «Nelle prossime ore - scrive Punzo, formalizzerò il ritiro del Gruppo CIS-Interporto dall’Unione degli industriali di Napoli». Ad majora, saluta Punzo.
La questione, leggendo la ricostruzione che lo stesso Punzo fa, sembra piuttosto infima. «Stando a quanto da te riferito - scrive l’imprenditore campano nella lettera indirizzata a Graziano - il veto sul mio nome sarebbe giunto dalla Presidente Emma Marcegaglia per una mia eccessiva vicinanza al precedente presidente di Confindustria Montezemolo e dall’amministratore delegato del gruppo Fs, Mauro Moretti, per il gravissimo crimine di essere un suo concorrente attraverso la società NTV di cui sono azionista». Ricorda poi come la stessa Marcegaglia in fondo sia stata vicepresidente di Montezemolo per quattro anni e come non «dovrebbe essere in contrasto con lo spirito della Confindustria» mettere in piedi un’azienda in concorrenza con «un monopolista pubblico». Punzo è davvero furibondo e scrive: «non posso non notare che è certamente un triste spettacolo quello di una Confindustria che pratica così apertamente i vizi di quella politica verso la quale rivendichiamo continuamente distanza in termini di metodi e pratiche». Punzo, tra gli altri, sfiora un tasto davvero delicato: il peso delle imprese pubbliche o controllate in parte dal Tesoro negli affari interni di Confindustria. La questione non è nuova. Qualcuno (ad esempio il numero uno di Amplifon) l’aveva già posta esplicitamente anche a mille chilometri di distanza, nella potente Assolombarda.
Difficile pensare che la questione finisca qua. Insieme a Punzo, il nuovo presidente designato degli imprenditori napoletani avrebbe dovuto portare con sè in giunta altri bei nomi degli affari: Carlo Pontecorvo, proprietario delle acque Ferrarelle, Luciano Cimmino, leader di Yamamai-Carpisa, Manuel Grimaldi.

In queste ore si stanno rincorrendo le telefonate per recuperare il possibile. Non è improbabile, infatti, che domani alla riunione che deve ratificare la nuova presidenza e la squadra di Graziano, si moltiplichino le defezioni in giunta. E la diaspora sarebbe solo all’inizio.

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