Confindustria, sì a Montezemolo con tanti distinguo

La giunta di Viale dell’Astronomia promuove la linea del presidente. Ma l’ex numero uno D’Amato vota no

Gian Maria De Francesco

da Roma

E due. Dopo l’unanime consenso del consiglio direttivo, anche la giunta di Confindustria ha ribadito ieri la piena condivisione della politica del presidente Luca Cordero di Montezemolo «per la forte difesa degli interessi di tutte le imprese». Il parlamentino di Viale dell’Astronomia ha inoltre riaffermato il rifiuto di ogni «collateralismo» così come di ogni «solidarietà strumentale e pre-elettorale».
La scelta strategica della «totale autonomia come valore irrinunciabile» non è stata, però, unanime. La linea montezemoliana è stata approvata con 114 voti favorevoli e tre astenuti (l’ex presidente di Unindustria Treviso Sergio Bellato, il presidente Agi Mario Lupo ed Ettore Riello). L’unico ma «politicamente» pesante voto contrario è stato quello dell’ex presidente di Confindustria, Antonio D’Amato, che ha sottolineato la necessità di «non occultare la spaccatura che c’è stata». Non è passato il «no» (in quanto membro invitato) di Mario Mazzoleni, ex presidente di Confindustria Lombardia che già a Vicenza aveva criticato la linea della presidenza.
La giunta, tuttavia, ha lasciato spazio ai dissensi. Su oltre 50 interventi. Oltre a D’Amato e Mazzoleni, anche il presidente di Assolombarda, Michele Perini, ex numero uno di Confindustria Marche, Gennaro Pieralisi, il presidente di Federturismo, Costanzo Jannotti Pecci, il presidente di Federchimica, Giorgio Squinzi, e quello dell’Ancma, Guidalberto Guidi, hanno messo in evidenza la necessità di raccogliere vertice e base su un unico progetto. Dalle Confindustrie locali, soprattutto da Modena e da Napoli, è arrivata qualche minaccia di dimissioni. Il dibattito è stato comunque sereno. E come ha ammesso lo stesso leader di Viale dell’Astronomia: «Forse non abbiamo comunicato bene. Un difetto che vedremo di superare insieme». A sancire la momentanea coesione l’applauso finale a Montezemolo che ha fatto inumidire gli occhi al presidente.
Ma che cosa resta della due giorni romana seguita alla «fatal Vicenza»? Dalla coltre del «silenzio stampa» qualcosa è filtrato. Nel consiglio direttivo di mercoledì sono state fatte alcune pacate sottolineature da parte dei presidenti di Assolombarda e Confindustria Lombardia, Diana Bracco e Guseppe Fontana, di Squinzi e di Perini, del presidente dell’Ance Claudio De Albertis e dell’imprenditore bresciano Aldo Bonomi rispetto alla guida montezemoliana. La serie di interventi è stata rintuzzata per ben tre volte dal presidente dell’Unione Industriali di Roma e di Bnl, Luigi Abete, con toni velatamente antiberlusconiani.
Il dimissionario Diego Della Valle è stato il convitato di pietra dei due organismi. Da più parti è stato stigmatizzata la partigianeria dell’imprenditore al convegno dello scorso weekend. «Se fosse salito sul palco per rispondere a Berlusconi, sarebbero volate le sedie», fa notare un imprenditore che vuole restare anonimo. Altrettanto sgradite le dichiarazioni filo-Ulivo di Pininfarina, Pistorio e Artioli. Ma la presa di distanza di Montezemolo da Della Valle insieme con le sue punture di spillo alla Cgil e alla captatio benevolentiae prodiana ha soddisfatto alla fine la base che è riuscita a rimettere al centro la barra di Viale dell’Astronomia. Sul tavolo, però, restano altre questioni che saranno probabilmente affrontate dopo la tornata elettorale. In primo luogo l’eccessiva politicizzazione dei due media confindustriali (Sole 24 Ore e Radio 24) che molti imprenditori vorrebbero esclusivamente economico-finanziari. In seconda battuta, il nodo del Centro Studi guidato dal leftist Sandro Trento. Ultimo ma non meno importante il taglio dell’Irap, invisa più ai piccoli che ai grandi, che invece spingono sul cuneo fiscale. «Ormai non esiste più la Bulgaria», ha chiosato Montezemolo.

La controprova sarà l’assemblea di maggio. Ma ieri il primo placet ufficiale per Montezemolo è giunto dal presidente di Cir, Carlo De Benedetti, l’imprenditore che ha prenotato la tessera numero uno del Partito Democratico.

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