da Roma
La moratoria degli scioperi poco prima e subito dopo la firma degli accordi, una «garanzia retributiva» per i lavoratori che non hanno la contrattazione di secondo livello e poi un nuovo indice per sostituire linflazione programmata, «depurato» da alcune voci. Non mancano le sorprese nella bozza di riforma dei contratti che ieri Confindustria ha consegnato a Cgil, Cisl e Uil.
Per superare il sistema di relazioni industriali del 1993, viale dellAstronomia propone un sperimentazione della durata di quattro anni. Confermato lo schema a due livelli - il primo nazionale, il secondo territoriale o aziendale - e lallungamento della durata dei contratti: da due a tre anni.
Al contratto nazionale il compito di definire gli aspetti normativi e gli aumenti per tutta la categoria. Ma è anche previsto che alcuni istituti economici possano essere sospesi, se cè un accordo tra associazioni industriali e sindacati, per favorire lo sviluppo di alcune zone o per governare delle crisi aziendali. Questo significa che per le regioni del Sud sindacati e datori potrebbero anche decidere livelli retributivi più bassi. Stessa strategia per salvare aziende in crisi.
Tra le sorprese del testo, la richiesta di una moratoria delle proteste dei lavoratori in prossimità dei rinnovi. «Durante i sei mesi antecedenti e nel mese successivo alla scadenza del contratto collettivo nazionale» le parti «non assumeranno azioni dirette». Unaltra novità riguarda la vacanza contrattuale. In caso di ritardo nel rinnovo dei contratti, ai lavoratori verrà data in busta paga una indennità del 30 o del 50 per cento dellindice di inflazione. Lobiettivo di fondo lo ha spiegato la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: «Un cambiamento generale delle relazioni sindacali: cioè da una logica di contrapposizione e di conflittualità a una logica di maggiore condivisione degli obiettivi». Caute, le reazioni dei sindacati, ma lo schema non è cambiato molto. La Cgil ha marcato le distanze segnalando «molti punti gravemente critici». Più positivi i giudizi di Cisl e Uil. Per Luigi Angeletti (Uil) le possibilità di chiudere «sono elevate». Sicuro della necessità di arrivare a unintesa anche Raffaele Bonanni (Cisl), che vorrebbe però «rivedere» lindice previsionale dellinflazione.
È noto che i datori vogliono che dalla cifra sulla base della quale verranno calcolati gli aumenti sia esclusa linflazione importata, cioè quella che deriva dallaumento dei prezzi delle materie prime e, soprattutto, del petrolio.
I sindacati sono contrari. Nella bozza si parla di depurare dallindice «alcune voci».
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