Conflitto d'interessi, Mastella si astiene Berlusconi: "Questa legge non passerà"

Il leader Uder schiera i suoi col Polo e attacca: "Governo, verifica a giugno". Il Cavaliere rincara la dose: "È una norma assurda, ma tanto non hanno i numeri"

Conflitto d'interessi, Mastella si astiene 
Berlusconi: "Questa legge non passerà"

Roma - Per ora, la maggioranza porta a casa il no alle pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione contro la legge sul conflitto d’interessi. Con 288 voti contrari e 237 favorevoli, i dispositivi che avrebbero bloccato sul nascere l’iter della legge Violante sono stati bocciati dall’aula della Camera. Ma questo non vuole affatto dire che il provvedimento sia ora destinato a marciare sicuro.

Ieri l’Udeur si è astenuto, con i suoi dodici parlamentari, e ha votato con la Cdl sulla richiesta di sospensiva. E Clemente Mastella, sul piede di guerra, preconizza una «santabarbara» per la maggioranza, e pronuncia la fatidica parola, «verifica», perché è urgente «fare il tagliando a governo e maggioranza». Il ministro della Giustizia è un fiume in piena: «I miei alleati della maggioranza - attacca - hanno messo una dietro l’altra la legge sul conflitto di interessi, la riforma della Rai e della legge elettorale. Bella pensata... così i lavori parlamentari si bloccheranno per mesi. Ci sono i numeri per farlo? Abbiamoi voti sufficienti? Permeviene fuori una santabarbara».

La linea scelta dall’Unione di Prodi nei rapporti con il centrodestra non lo convince per nulla: «Prima vogliono fare la legge elettorale mettendosi d’accordo con Berlusconi e poi vogliono fare la legge sul conflitto di interessi contro Berlusconi... ma come si fa? Accomodatevi, voglio proprio vedere come ci si riesce». Una cosa è chiara: senza i voti dell’Udeur, che preannuncia l’astensione sulla legge anche al Senato, i numeri per varare il conflitto di interessi non ci sono proprio. E Silvio Berlusconi ha buon gioco a prevedere che su questa «legge assurda » in Parlamento «non ci saranno i numeri».

Mastella avverte il governo: «Se mi ascoltasse durerebbe a lungo, soprattutto sulla legge elettorale, che è il mio conflitto di interessi». E mette in subbuglio tutta la maggioranza, che da una parte tenta di rassicurarlo sulla legge elettorale e dall’altra lo accusa di spaccare la coalizione. «La sua è una rappresaglia », denuncia Villetti (Rnp). E Marina Sereni (Ds), vicepresidente dei deputati dell’Ulivo, rincara la dose: «Non bisogna anteporre gli interessi dei singoli partiti a quelli del Paese ». Il relatore della legge, Luciano Violante, butta acqua sul fuoco: «Aspettiamo e vedremo. Io sulla legge elettorale non posso fare nulla».

Ma la preoccupazione è forte, tanto che Dario Franceschini ha riunito ieri i deputati dell’Ulivo per verificarne la compattezza. «Se non trovassimo una posizione condivisa dalla maggioranza, nessun elettore ci capirebbe », ha avvertito il capogruppo ulivista. Che conta sull’aiuto del calendario: bocciate le pregiudiziali di costituzionalità, infatti, l’esame di merito del testo slitta a dopo le elezioni del 28 maggio. Passate le elezioni amministrative, è la speranza, l’Unione riuscirà a trovare maggiore «serenità».

Perché non c’è solo l’Udeur ad alzare barricate: sul fronte sinistro ci sono Pdci e Italia dei Valori che ritengono l’attuale formulazione troppo debole, addirittura «inoffensiva». «Per noi o il conflitto di interessi si risolve davvero con un testo serio, oppure meglio non fare nessuna legge», dice il dipietrista Donadi. Che spera che «l’ottimismo » mostrato da Franceschini si traduca in «disponibilità ad accogliere la nostra posizione sull’assoluta incompatibilità tra incarichi di governo e situazioni di conflitto di interessi».

La Sinistra democratica di Mussi annuncia che si batterà per introdurre l’ineleggibilità, «unica via maestra per risolvere la questione».

E sotterranee perplessità si registrano anche nell’Ulivo, mentre i socialisti dello Sdi si sgolano a sostenere che il metodo unilaterale scelto dalla maggioranza è sbagliato, e che occorre «mettersi attorno a un tavolo con l’opposizione» e trovare una mediazione, altrimenti «la legge non passerà».

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