Due mondi nel pallone. Luno perché sul magico oggetto sferico fonda la propria esistenza, laltro perché del medesimo fa metafora del proprio stato confusionale. Un gemellaggio non desiderato, quello fra calcio e Formula 1, figlio di un parto multiplo in mondovisione, per di più andato in scena nella stessa giornata, domenica scorsa, e che ha posto lo stesso problema: la regolarità del risultato finale di una competizione condizionata dalle decisioni dei giudici.
Tutto è successo dopo il gol non convalidato da Larrionda allinorridito Lampard in Germania-Inghilterra e dopo il fuorigioco di Tevez non visto da Rosetti&C in Argentina-Messico, immortalato però dai megaschermi; tutto è accaduto dopo la furbata di Lewis Hamilton durante il Gran premio di Valencia, quando liper tecnologica Formula 1 ha impiegato mezzora per comprendere che ai danni della Ferrari e della regolarità del risultato finale era stato commesso un fallo che più grande non si può. Un ritardo imperdonabile che ha inevitabilmente e giustamente addensato parecchi sospetti sui fischietti delle corse.
Da qui il gemellaggio dei due mondi nel pallone. Il calcio è tornato a chiedere tecnologia benché da sempre restio alle novità regolamentari e preoccupato - è il caso del presidente Fifa, Joseph Blatter - che così facendo si crei disparità tra i metri di valutazione adottati nel football dalto livello e quelli applicati sui campi delle categorie minori. Unavversione allausilio di video, moviole e microchip - e non è solo il caso del numero uno della federazione internazionale - che trova sostenitori anche nellampio partito trasversale convinto che alterando il triangolo perverso fra giocatore, arbitro e pubblico e, dunque, tra fallo, penalità e vaffa dagli spalti, si vada a perdere gran parte dellaffascinante visceralità di questo sport.
Quanto alla Formula 1, dove computer e crono regnano sovrani e vengono montate telecamere anche sulle orecchie dei piloti, dove limmagine mostra senza pudori il poveretto di turno che decolla e atterra e magari sammazza pure, in questa Formula 1 sono dellaltro giorno le dure parole del presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo, che parla di «gara falsata» perché chi non sorpassa la safety car entrata in pista dopo un grave incidente «paga un prezzo troppo alto per aver rispettato le regole» e chi fa il furbo viene di fatto graziato. Un Montezemolo furioso che aggiunge, precisa, quasi minaccia «siamo certi che la Fia analizzerà a fondo quanto avvenuto, prendendo le conseguenti e necessarie decisioni...».
Quali? Non certo nuovi microchip e sensori e computer, semmai altri uomini ai posti di comando durante i Gran premi. Se la Fifa presieduta da Blatter va verso pc e ingegneri, la Fia di Jean Todt dovrà sostituire e aumentare gli arbitri in carne ed ossa. Più giovani e freschi. Perché i fischietti della Formula 1 sono quattro, cambiano di gara in gara per far felici le varie federazioni delluniverso Fia, ma subiscono inevitabilmente linfluenza del responsabile tecnico federale e direttore di gara permamente Charlie Whiting. Troppo permanente.
Però quelli del pallone si consolino: stanno molto peggio quelli nel pallone. A Valencia, un pilota chiamato dai giudici a rendere conto di una manovra scorretta, ha svelato: «Quando sono entrato nel loro ufficio stavano tutti guardando Germania-Inghilterra...».
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