Cari Italiani, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mi incarica di scrivere un appello solenne al Parlamento, alle Istituzioni e al Paese che egli pronuncerà davanti alle Camere e alle telecamere riunite. L’appello è ispirato al bene supremo della Nazione italiana e nasce da una duplice esigenza. Da una parte la necessità di fronteggiare la profonda crisi economica e sociale che stiamo vivendo, a livello nazionale e internazionale, con un governo saldamente in carica. Dall’altra la volontà di evitare che la crisi al buio verso cui stiamo marciando e la guerra fredda civile che la sta accompagnando, tra manifestazioni di piazza, veleni di palazzo e l’ipotesi di elezioni anticipate, producano lo sfascio dell’Italia nella ricorrenza del suo 150° compleanno.
Non vogliamo che a festeggiare l’Unità d’Italia resti da solo il Milite Ignoto.
A questo scopo, nel nome degli italiani e per il loro esclusivo interesse, chiedo a tutte le forze in campo di fermarsi. Sospendete ogni conflitto e ogni richiesta di crisi. Fermiamo tutto, lasciamo in carica il governo guidato da Berlusconi, la Camera dei deputati presieduta da Fini, la maggioranza uscita dalle urne. Niente voto anticipato e niente ribaltone. Fermi tutti. Sospendete ogni ostilità per consentire tre cose: 1) il governo porterà a conclusione il suo mandato fino alla scadenza prevista, realizzi gli impegni che ha promesso e porti l’Italia fuori dalla crisi, in sintonia con l’Unione Europea. 2) Le opposizioni, il nuovo partito di Fini e lo stesso Pdl avranno più di due anni a disposizione per costruire una seria alternativa al presente governo, insieme o divisi, che poi affronterà il giudizio del popolo sovrano. 3) Berlusconi si impegna a non candidarsi più alla guida del governo alla fine del suo mandato, farà un passo indietro definitivo, pur avendo la facoltà di proporre un suo possibile successore.
La tregua dovrà coinvolgere tutte le forze politiche ma anche tutti i processi in corso della magistratura che riguardano il presidente del Consiglio, consentendo al premier di governare fino alla fine del suo mandato senza vivere con una pistola puntata alla tempia. Tutto questo è finalizzato a servire gli interessi dell’Italia, ad avere un governo concentrato sul Paese e a far quadrare il cerchio, dando a ciascuno il suo e chiedendo a ciascuno di sacrificare qualcosa. Sospendete ogni ostilità e ogni reciproca accusa, svelenite il clima.
Sarebbe altresì auspicabile mutare la legge elettorale in due punti cruciali e salvarne un terzo: restituite agli elettori il diritto di scegliersi i propri rappresentanti, con voto di preferenza o con il collegio uninominale; uniformate il sistema elettorale del Senato a quello della Camera, evitando di frantumare il premio di maggioranza per ogni regione. Salvaguardate invece il premio di maggioranza perché serve a rendere governabile il Paese. Chi prende un voto in più abbia una vera maggioranza per governare.
Nessuna preclusione per la successione al Quirinale, mani libere per tutti: chi riuscirà a far convergere la maggioranza semplice dei grandi elettori sul suo nome sarà il capo dello Stato. Considerando la difficile transizione che saremo costretti ad attraversare, auspichiamo che venga salvaguardato con il sistema bipolare anche il bipolarismo tra presidenza del Consiglio e presidenza della Repubblica. Ovvero, sarebbe saggio che al leader di uno schieramento tocchi il ruolo di guidare il Paese e all’altro di esprimere l’arbitro e il garante supremo dello Stato. Chi si pone nella posizione di terzo polo o di outsider avrà una carta in meno e una in più rispetto ai due poli: in meno perché dovrà inevitabilmente convergere su uno dei due schieramenti elettoralmente più cospicui, in più perché potrà decidere da che parte convergere e dunque potrà con ogni probabilità far pesare il suo ruolo, in alcuni casi determinante. La stessa cosa vale naturalmente per la Lega.
So bene che nessun rimedio è perfetto, tante tensioni resteranno ancora vive, tanti nodi resteranno irrisolti e tutti saranno un po’ delusi rispetto alle proprie aspettative. Ma ognuno dovrà rinunciare a qualcosa se vogliamo salvare il Paese. Berlusconi dovrà rinunciare a pensare che dopo di lui venga il diluvio o ancora lui; e insieme a Bossi e Di Pietro dovrà rinunciare alle elezioni anticipate. Fini, Casini e Bersani dovranno rinunciare a pretendere che il governo cada subito e Berlusconi venga mandato a casa o in luoghi peggiori.
Esercitando tutti i poteri che la Costituzione mi assegna, più il potere di esternazione e di riunire Camere e telecamere, rivolgendomi alle Camere riunite e al popolo italiano, sono pronto a mettere sul piatto della bilancia il mio ruolo di presidente della Repubblica, fino a dimettermi se non vi sarà da parte di tutti un atto di responsabilità verso la Repubblica e la Nazione.
(Mi affretto a chiudere perché i corazzieri mi stanno portando via con la forza).
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