"La missione dell’Onu non sta assolvendo il suo mandato, che è quello di proteggere la popolazione civile dalla violenza: nelle zone dove lavoriamo assistiamo a una fuga continua delle persone dai propri villaggi. E’ evidente che gli abitanti di questi luoghi non sono affatto protetti”. La denuncia è di Medici senza Frontiere e si riferisce alla crisi umanitaria della provincia di Nord-Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, dove da giorni un’offensiva dei ribelli ha costretto alla ritirata le truppe governative. “Il conflitto non è nuovo, va avanti da 10 anni – sottolinea Msf – ma la violenza ha raggiunto l’apice negli ultimi due mesi".
Secondo stime dell’Onu sono 250mila gli sfollati negli ultimi sessanta giorni, che si vanno ad aggiungere agli 850mila già registrati nella regione. Msf denuncia anche "l’assoluta mancanza di organizzazioni umanitarie nelle zone più colpite dal conflitto: c’è una presenza organizzata solo a Goma, ma quando si esce dalla capitale del Nord Kivu e ci si avvicina alle zone dove le persone in fuga dal conflitto sono radunate nei campi profughi, noi di Msf siamo l’unica organizzazione presente".
Continuano intanto senza sosta gli scontri tra le truppe regolari e i ribelli. Nel terzo giorno dell’offensiva lanciata dai miliziani Tutsi, l’esercito è costretto a indietreggiare e si appresta ad abbandonare la città di Rutshuru, lasciandola ai ribelli che stanno avanzando. L’avanzata delle milizie Tutsi ha convinto anche gli addetti delle forze di pace dell’Onu ad allestire un piano di evacuazione per 50 operatori umanitari stranieri.
I ribelli Tutsi, che sono contrastati senza successo anche dalle forze Onu, sono comandati da Laurent
Nkunda, un ex generale che si definisce paladino dei Tutsi della Repubblica Democratica del Congo, ma che molti ritengono un tirapiedi al soldo del vicino Ruanda, interessato alle ricchezze del sottosuolo del Nord Kivu.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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