di Luigi Guelpa
Prima di ridicolizzare l'Internacional di Porto Alegre, con due gol nella ripresa, e guadagnare a sorpresa la finale del Mondiale per Club, il Tp Mazembe veniva ricordato negli annali del calcio per essere stata la squadra di Ilunga Mwepu. Un nome (difficilmente pronunciabile) come un altro se questo ex difensore dello Zaire, durante la gara col Brasile ai mondiali del 1974, non fosse uscito dalla barriera per sparare il pallone a distanza siderale mentre Rivelino si apprestava alla battere la punizione. Gesto che scatenò ovviamente l'ilarità generale a Gelsenkirchen. Questa volta, invece, c'è poco da scherzare perché il Tout Puissant (tutti potenti) Mazembe, fondato dai monaci benedettini nel lontano 1937, ha passeggiato su Pachuca e International, così come aveva rifilato un perentorio 5 a 0 nella finale di Champions League africana ai tunisini dell'Esperance. Indicarli, a questo, punto come possibili vincitori del torneo non è un'eresia. Comunque un bel segnale che va ad aggiungersi ai mondiali giocati in Sudafrica. In qualche modo un ingresso definitivo nel calcio che conta. Semmai le perplessità arrivano dalla formula di un trofeo che un tempo metteva di fronte la miglior squadra d'Europa a quella del Sudamerica e che ora, invece, è qualcosa di ibrido con turni preliminari e la concentrazione dei grandi club che spesso va a farsi benedire.
Anche se il club di Porto Alegre, a volerla proprio dire tutta, ha di intatto solo il blasone. In Brasile nei grandi club giocano soltanto cavalli di ritorno (col loro fardello di fallimenti) dall'Europa, o ragazzini di scarsa esperienza internazionale, ma gettati nella mischia per attirare i procuratori come api sul miele. Il caso di Rafael Sobis è emblematico. Esploso proprio nell'Internacional, ha deluso nel Betis, riciclandosi negli Emirati Arabi. Stesso discorso per Andres D'Alessandro, che virgulto imberbe nel River Plate sembrava a un passo dalla Juventus, ma che sulla rotta Wolsfburg, Portsmouth, Saragozza non ha cavato un ragno dal buco. Risorgendo un po' nel San Lorenzo e vivacchiando a Porto Alegre.
Tornando alla formazione della città di Lubumbashi un dato è certo: a fine torneo il club congolese verrà depauperato dei suoi pezzi migliori. Dioko Kaluyituka, in gol ieri contro i brasiliani, è uno di quelli destinati a scatenare una vera e propria asta. Il 23enne centrocampista ha buona tecnica, velocità supersonica ed ha vinto la Scarpa d'Oro africana. L'altro pezzo da novanta è l'attaccante Dato Singuluma, un piccolotto che Ivano Bonetti ha promosso a pieni voti nel suo Zambia.
Per il resto tanta forza atletica e un allenatore senegalese, Lamine N'Diaye, a dimostrare che l'Africa ogni tanto riesce a sorreggersi senza stampelle più o meno virtuali dell'Europa. Se l'Inter dovesse trionfare di fatto vincerebbe contro dei carneadi. In caso contrario il torneo diventerebbe proprio la Coppa dell'Amicizia di certe recenti barzellette.
TP MAZEMBE-INTERNACIONAL 2-0
Marcatori: 8’st Kabangu, 41’ st Kalayituka.
TP Mazembe: Kidiaba 7.5, Kimwaki 6.5, Kasusula 7, Nkulukuta 6, Kasongo 6.5, Kazembe 6.5 Bedi 6.5, Ekanga 6.5, Singuluma 6.5, Kalayituka 7.5, Kabangu 7 (40’ st Kanda sv). All. N’Diaye 7.
Internacional: Renan 6, Nei 5.
Arbitro: Kuipers (Olanda) 6.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.