Roma - Il vento dell’antipolitica che soffia forte e tagliente. L’«effetto Monti» che stempera gli entusiasmi dei militanti. Il clima da mezzogiorno di fuoco che attraversa alcuni confronti, con il fiorire di accuse, recriminazioni, contestazioni. Il generale inverno che rende le operazioni più difficili e allontana alcuni iscritti dalle urne.
Non si può certo dire che la stagione dei congressi del Pdl sia partita nel miglior periodo possibile, né che l’attualità politica abbia aiutato il segretario Angelino Alfano. Alla prova dei fatti, però, la macchina delle consultazioni tra gli iscritti continua a girare e a produrre risultati tutt’altro che trascurabili con quaranta congressi già celebrati. E una partecipazione popolare che, durante il weekend appena trascorso, ha toccato a Lecce i 9800 votanti; a Bergamo 7mila; a Milano 4300; a Siracusa 3550; a Bari 3000. Senza dimenticare Perugia dove, con un metro e mezzo di neve, 2400 persone hanno raggiunto il seggio per quello che il coordinatore Pietro Laffranco definisce un «bagno di popolo nonostante il maltempo». «Per essere un partito di plastica non andiamo poi così male» la chiosa ironica.
«La partecipazione è stata entusiasmante» commenta Raffaele Fitto, reduce da quattro successi dei suoi candidati. «In Puglia hanno votato 21mila iscritti, eleggendo i propri vertici il 5 febbraio scorso a Bari città e nella provincia Bat e poi a Lecce e Brindisi. Nelle prossime settimane saranno celebrati i congressi provinciali di Bari, Taranto e Foggia. Stiamo dimostrando che questo è il modo migliore per scegliere la nostra classe dirigente e prepararci alle amministrative».
Un altro aspetto che è stato accolto con favore è la «distribuzione» dei vincitori sul territorio. Qualcuno temeva che l’una o l’altra cordata potesse spadroneggiare. Alla prova dei fatti i vari dirigenti hanno ottenuto risultati importanti - da Ignazio La Russa a Maurizio Gasparri, da Altero Matteoli a Denis Verdini, da Roberto Formigoni a Mario Mantovani, da Raffaele Fitto a Stefania Prestigiacomo e Claudio Scajola - nessuno però ha sbancato. «Sono stati risultati corali» commenta Gasparri. «C’è un buon equilibrio dentro il partito e non sono neppure riproducibili i vecchi schemi ex Forza Italia contro ex An perché ci sono stati parecchi “intrecci”». Non attecchisce, invece, la polemica sulle tessere false. «Stiamo parlando di poche decine di casi su più di un milione di iscritti» spiega il responsabile tesseramento Gregorio Fontana. «La cosa paradossale è che si tratta di un esercizio completamente inutile: si può votare soltanto andando di persona con un documento che viene registrato. In pratica: stiamo parlando del nulla».
Una fotografia chiara e senza ombre della tornata congressuale scatta anche Roberto Formigoni che in Lombardia finora ha visto prevalere i candidati da lui appoggiati a Milano, Lodi, Cremona e Bergamo. «È stata vinta una scommessa: trasformare un partito sanamente carismatico in un partito democratico. Di questo dobbiamo assolutamente dare atto ad Angelino Alfano che sta facendo benissimo il segretario e mantenendo le promesse». «Sono orgoglioso - continua il governatore lombardo - di essere stato io a suggerire una campagna di tesseramento assolutamente aperta e un sistema di regole trasparente, senza deleghe e con il principio una testa, un voto. Abbiamo dimostrato di saperci aprire al rinnovamento. La storia delle tessere false? Francamente mi sembra fondata su invidie e gelosie visto che sono assolutamente inutili».
Sullo sfondo si continua a discutere di primarie. In particolare in vista delle amministrative genovesi dove la vittoria del vendoliano Marco Doria, nelle consultazioni del centrosinistra, apre spazi interessanti. «La città deve cercare una vera alternativa che può essere individuata attraverso primarie aperte» chiede Claudio Scajola.
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