Il VI congresso di Al Fatah, il primo da quello del 1989 tenutosi a Tunisi, ha chiuso i battenti con un ritardo di tre giorni dovuto alla competizione fra i candidati al Comitato esecutivo (21 membri) e al Comitato rivoluzionario (150 membri fra cui un ebreo israeliano, Uri Davis, reclutato nelle file di Al Fatah dal 1980). Al di là della retorica condizionata dalla paura di non apparire abbastanza radicali in confronto a Hamas, il congresso ha prodotto alcuni risultati degni di nota.
1.Un successo indubbio di immagine locale e internazionale per il fatto stesso dei 2600 delegati riuniti a Betlemme, senza incidenti, in piena libertà di espressione garantita dalla presenza della nuova efficiente polizia palestinese organizzata dal generale americano Dayton, nonostante il veto di Hamas.
2.La conferma del divario fra gli scopi e la realtà. Espressa dal nome stesso di Al Fatah (Conquista), l'impegno ufficiale di distruggere l'occupante sionista, trasformato ora in «diritto alla resistenza» si scontra con l'impegno a operare per la creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele «fintanto che ci sarà un filo di speranza». Una quadratura del cerchio che non ferma la colonizzazione israeliana e resta un anatema per Hamas.
3.La rottura con Hamas ha ridato prestigio all'interno della dirigenza di Al Fatah a Mohammed Dahlan, ex "ras" di Gaza, avversario di Arafat con molti legami con Israele tornato da anni in esilio "di malattia" in Europa. Si è posizionato come possibile successore del riconfermato Mahmud Abbas. L'altro concorrente, lex premier Ahmed Qureia, è stato sconfessato a causa del suo sfacciato arricchimento con la vendita di cemento usato da Israele nella costruzione degli insediamenti, mentre Marwan Barghuti incarcerato da Israele, eletto al Comitato centrale, resta il più popolare leader di Al Fatah.
4.Nel congresso è emersa la rottura fra la "vecchia guardia" proveniente dall'esilio di Tunisi e la nuova formatasi nel corso di due intifade. Ma né le sprezzanti accuse lanciate dall'estero dal "ministro degli Esteri dell'Olp" Qaddumi co-fondatore con Arafat di Al Fatah, né la richiesta - subito respinta - di creare una commissione di inchiesta sul comportamento della dirigenza di Al Fatah nei passati 20 anni hanno scalfito il potere dei "vecchi tunisini" confermato dall'elezione per acclamazione di Abu Mazen alla presidenza per altri cinque anni.
5.In queste condizioni il congresso conferma la situazione di stallo all'interno del movimento e nei confronti di Hamas e di Israele. Stallo che non dispiace a Netanyahu, interessato a dimostrare all'America che nulla è cambiato nella speranza palestinese di far cambiare politica al governo di Gerusalemme grazie alle pressioni di Washington e dell'Europa.
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