«Conosco gli islamici E sono terrorizzata dalla loro aggressione»

Caro direttore,
l’islam mi terrorizza, e la mia paura non è dettata, come molti sostengono, dall’ignoranza, ma da esperienza e frequentazione quotidiana con questa realtà. Una mia ex cognata, ex veterocomunista, è diventata musulmana (col burka!), da qui discussioni infinite, dove sono cambiati gli argomenti ma non i toni. D'altra parte è risaputo che gli estremisti, se cambiano, spesso passano da un estremismo all'altro. I miei collaboratori sono tutti musulmani e giusto ieri, nel mezzo di una tranquilla discussione ho detto a uno di loro: «Mi stai raccontando balle». Questi mi ha guardato di traverso e mi ha risposto: «Guarda che io sono musulmano e non racconto balle!». Al momento non ho saputo replicare, ma poi mi sono resa conto che mi aveva offesa, perché dietro a quel «io sono musulmano» c'era il sottinteso che io, in quanto cristiana, posso essere capace di qualunque nefandezza, mentre lui ci è superiore. Il fatto è che è vero, ci sono superiori: in numero (si moltiplicano secondo i dettami del Corano),in carattere (vedi come affrontano il Ramadan, specie in estate con le giornate così lunghe, mentre noi facciamo fatica a rispettare il Venerdì Santo), e in politica. Per politica intendo la strategia che qualcuno ha pianificato per portare a termine l'invasione dell'Europa. Se questo non è vero, dovrete spiegarmi come, quelle povere e disgraziate moltitudini, possano pagare il loro periglioso trasporto nel nostro continente con cifre che permetterebbero loro di vivere per parecchio tempo, senza lavorare, nel loro Paese. Personalmente sono convinta che la guerra di religione è cominciata, e da parecchio tempo. Chi lo nega, o è cieco o ha paura o è ipocrita, e le battaglie che vengono combattute da giornali solitari come il suo, sono di retroguardia e temo ininfluenti. Se non si riconosce che questa guerra c'è e non ci si prepara a combatterla, dimostrando che si è pronti a pagarne il prezzo e che sarà elevato, non potremo che perderla.
Post Scriptum. Come mi manca la limpida voce di Oriana Fallaci.

La voce limpida di Oriana Fallaci ci manca davvero. E anche per questo ogni tanto abbiamo l’impressione di essere solitari nel combattere la nostra battaglia, come dice lei. Tant’è. Le battaglie in solitudine non ci hanno mai spaventati. Andare contro il politicamente corretto è nel Dna di questo giornale. E oggi andare contro il politicamente corretto significa dire, come continuiamo a ripetere, che non ci può essere dialogo se si parte dalla rinuncia della nostra identità, delle nostre radici, delle nostre tradizioni. Quello che ci propinano i benpensanti dei salotti chic, spesso con l’ausilio di una certa chiesa alla cardinal Tettamanzi, non è il dialogo: è la resa. Quell’immagine dei musulmani che pregano in piazza Duomo e l’allarme che ora lanciano anche gli islamici moderati sulle moschee, diventati covi di estremisti, dovrebbero bastare ad aprire gli occhi. E se non bastano noi lo urleremo ancora più forte.

Perché (ed è l’unico punto su cui dissento da lei) questa non è una battaglia di retroguardia: questo Giornale aveva ragione trent’anni fa quando nacque per battersi contro il conformismo comunista. Vedrà: fra vent’anni ci daranno ragione anche su questo punto. E magari qualcuno verrà a spiegarci che in realtà, la Fallaci, era l’idolo delle feste dell’Unità.

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