Un consiglio a colpi di fischietto

«Adesso basta». Marco Melgrati, abituato a fare il sindaco di Alassio, a risolvere i problemi e a lavorare, sbotta quando manca una manciata di minuti alle 13, l’ora della pappa, che porta alla sospensione del consiglio regionale. Il presidente Rosario Monteleone gli dà la parola per presentare un’interrogazione. Lui si guarda intorno e vede solo poltrone vuote, qualche collega in piedi, un paio di assessori sbadiglianti. Gli altri sono ancora impegnati in una saletta riservata, per un incontro con i lavoratori di Telegenova, oppure al bar, terminato l’incontro con i dipendenti dell’istituto Don Orione e della sanità provata o con quelli del tour operator Kuoni.
La seduta di consiglio regionale, sospesa praticamente subito dai fischietti e dagli striscioni dei lavoratori preoccupati per il loro futuro, prova a riprendere per svolgere almeno qualcuna delle tante interrogazioni all’ordine del giorno. Ma, obiettivamente, la platea sembra più adatta a un discorso da salotto tra quattro amici. E Melgrati chiede rispetto. Si rivolge a Monteleone dando fondo a tutte le premesse necessarie: i lavoratori hanno ragione a chiedere un intervento della politica, le loro istanze meritano rispetto e attenzione, nessuno vuole prendersela con loro e anzi occorre aiutarli, ma poi «non è ammissibile che un consiglio regionale resti in balia di chi arriva e alza la voce più degli altri».
Da quando è iniziata questa legislatura si contano sulle dita di una mano le sedute che non hanno visto la presenza di lavoratori disperati per la situazione a rischio della loro azienda. Con buona pace di Claudio Burlando che ama spesso ripetere come in Liguria nessun operaio sia mai salito sui tetti. La ribalta del consiglio regionale, evidentemente, è più comoda e gradita, ma certo assai più frequentata. La soluzione potrebbe essere quella di riservare un giorno della settimana all’incontro dei capigruppo o dei consiglieri con le delegazioni di lavoratori che ne facciano richiesta. Evitando contemporaneamente che i lavori dell’assemblea vengano sospesi in continuazione.
Una scelta che spetta alla presidenza del consiglio regionale, che ieri intanto ha deciso di non convocare l’assemblea per la prossima settimana, nonostante la seduta di ieri non si sia certo conclusa con la trattazione di argomenti destinati a fare la storia della Regione Liguria. Un’interrogazione di Matteo Rosso (Pdl) su un nuovo dirigente al Carlo Felice, che risulta peraltro lavorare gratis, una richiesta di spiegazioni di Raffaella Della Bianca (Pdl) sull’ipotesi di fusione tra Fiera e Porto Antico alla quale Claudio Burlando ha risposto senza dare certezze, interventi della Lega sulla pulizia dei treni o sulle piazzole di sosta delle autostrade, un ordine del giorno di Alessio Saso per esprimere solidarietà alla Cisl sotto attacco. Neppure un accenno all’ipotesi di realizzazione di una maxi centrale a carbone nelle aree ex Ilva di Cornigliano. Sull’argomento l’assessore Renzo Guccinelli scambia due parole a margine della seduta. «I fatti sono che la centrale sotto la Lanterna è destinata a chiudere e che serve un impianto nuovo.

Riva si è impegnato a realizzare un impianto a metano, che però non ha ancora realizzato - fa il punto - Sarebbe opportuno fare un impianto unico, ma sulla carta, sull’accordo di programma, questa centrale per ora non c’è. Se ne può parlare. Certo è facile prevedere l’opposizione dei cittadini». Insomma, ci si sta lavorando concretamente, ma c’è anche timore di dirlo alla gente.

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