Roma

Consiglio regionale, trasparenza cercasi

Antonella Aldrighetti

Malumori alla Pisana sul modello di trasparenza che la giunta Marrazzo non è ancora riuscita a esportare presso la presidenza del consiglio regionale. Insomma, una casa di vetro che avrebbe urgente bisogno di qualche colpo di spugna e detersivo. Già, perché malgrado l’istituzione di un assessorato ad hoc, quello alla Trasparenza appunto guidato da Mario Michelangeli, non sembra che i buoni propositi per dare la giusta «pubblicità» agli atti licenziati dal presidente Massimo Pineschi abbiano ancora sortito i frutti sperati. Tanto che i capigruppo di vari partiti dell’opposizione ma anche della maggioranza, in pratica tutti tranne Ds, Margherita e lista Marrazzo, hanno nei giorni scorsi recapitato una missiva a Pineschi, ricordandogli che, grazie a una modifica del regolamento, si devono dare «idonee forme di pubblicità degli atti dell’ufficio di presidenza». Ciò che non sarebbe successo. Infatti, prosegue la lettera, «a oggi nulla è cambiato, poiché era già consuetudine nelle scorse legislature inviare ai capigruppo consiliari l’ordine del giorno dell’ufficio di presidenza, proprio l’aggiunta del comma 3 bis all’articolo 7 del regolamento consiliare significava la necessità di rendere pubblici i lavori dell’UdP. Tutto ciò attiene alla correttezza istituzionale, alla vita democratica di un’istituzione come la Regione».
Oltre alla grammatica, lo conferma anche la pratica. «Sono oltre due mesi che sto chiedendo al presidente del consiglio di ottenere le deliberazioni licenziate - precisa Donato Robilotta, capogruppo del Nuove Psi - ma senza nessun risultato, perché, oltre alla diffusione per via telematica, la correttezza istituzionale dettata dal regolamento vuole che le comunicazioni vengano date anche per via cartacea: l’ufficio di presidenza non governa per proprio conto ma per conto di tutti i gruppi consiliari». Però a leggere quanto scrive Pineschi ribattendo al cahier de doléances di maggioranza e opposizione «ai presidenti dei gruppi consiliari viene comunicato l’ordine dei lavori tempestivamente garantendo l’adeguata conoscenza degli atti di volta in volta adottati». Ma dinanzi una tale replica l’esponente socialista sbotta: «È ancora più grave che mentre il governatore Piero Marrazzo si erge a difensore dei diritti di tutti i cittadini nessuno escluso, dopo aver fatto in campagna elettorale della trasparenza una bandiera di contro, il presidente del consiglio, tenga segretati i suoi atti».
Ma quale potrebbe essere il motivo di tanta segretezza istituzionale? Le risposte non tarderebbero ad arrivare se si fa un passo indietro: fino al 17 luglio scorso. Quando tra l’ex televolto di RaiTre Marrazzo e il presidente Pineschi intercorse un carteggio per ribadire, il bisogno del contenimento delle spese regionali: siccome la «casa di vetro» aveva ottemperato alla necessità si augurava che la Pisana potesse fare intraprendere un percorso analogo. Tornando ai fatti di oggi sembrerebbe che, di quella razionalizzazione della macchina amministrativa, restino agli onori delle cronache solo i buoni propositi. Infatti già a fine settembre il consiglio di presidenza aveva deliberato di incrementare di tre unità lavorative la dotazione di personale a diretto contatto con il presidente Pineschi. L’incremento di personale inoltre ha portato anche ad una modifica del regolamento di organizzazione consiliare. Ma non è finita qui. Continuando a «ficcanasare» nella miriade di atti licenziati da Pineschi troviamo pure qualche collaborazione esterna riconosciuta ex novo. Ma non s’era detto appunto di abbattere il numero e quindi le spese delle consulenze esterne e quelle di rappresentanza? Nei fatti troviamo che, proprio a partire dal 6 ottobre scorso, vengono conferiti alcuni incarichi fiduciari. Ecco quali.

Per esigenze del presidente della commissione Lavoro è stata insignita del ruolo di capo segreteria Rosaria Misiti, mentre ad Alessandra Di Legge è stato dato l’incarico di responsabile segreteria del Comitato controllo contabile, per esigenze del vicepresidente del consiglio Guido Milana viene conferito anche un incarico di consulenza a Livio Sviben, mentre a Luigina Cavallari viene rinnovato un incarico di studio già acceso sotto la giunta Storace.

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