Il Consiglio di Stato blocca il ribaltone di Marrazzo

La Consulta dovrà rispondere al quesito dei giudici se il cambio al vertice in Regione giustifica la sostituzione di tutti i manager

Emanuela Fontana

da Roma

Quattordici nomine congelate. Sospensione con pratica girata alla Consulta per seri dubbi costituzionali. Spoil system bloccato, insomma, per la Regione Lazio, dove il governatore Piero Marrazzo aveva sostituito 14 direttori generali della Asl. Il Consiglio di Stato ha infatti messo in dubbio la legittimità costituzionale dell’intera operazione: può un presidente di Regione cambiare un intero vertice perché appartiene a uno schieramento politico diverso dal predecessore? È il dubbio che i giudici hanno rivolto alla Corte Costituzionale. Nell’attesa tutte le nomine sono naturalmente sospese.
Era stato lo stesso Marrazzo a ordinare il benservito ai 14 ex direttori, promettendo però di mantenerli in servizio fino a fine contratto nonostante la giunta avesse approvato l’assunzione dei «sostituti» poche settimane dopo l’insediamento: «Ci aspettiamo la massima collaborazione e il rispetto dell’ordinaria amministrazione da parte degli attuali manager - aveva preteso il governatore dopo aver silurato gli “ex” - fino alla scadenza del loro mandato. La nostra prima e unica preoccupazione è stata garantire che il servizio sanitario continui senza intoppi».
Tutti i manager nominati dall’ex governatore Francesco Storace si rivolsero all’avvocato Mario Sanino. Il legale presentò un ricorso al Tar, che però respinse la denuncia. Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza, mettendo anche in discussione l’intera costituzionalità del meccanismo dello «spoil system» in salsa regionale, che prevede, appunto, un totale ricambio dei vertici se il nuovo presidente appartiene a un diverso schieramento.
«A bocciare i precedenti manager non è stato Marrazzo ma gli elettori con il loro voto», aveva spiegato prima dell’estate il governatore, motivando il suo «golpe» sulla sanità. L’avviso pubblico «per direttori generali delle Asl Lazio» era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24 maggio di quest’anno. Aveva destato perplessità non solo l’intervento a gamba tesa di Marrazzo, ma anche l’ipotesi di spesa che un simile «accavallamento» di direttori poteva costituire. I 14 «bocciati» percepiscono infatti un compenso medio, secondo ambienti della Regione, tra i 160mila e i 220mila euro lordi l’anno. Che significa, complessivamente, una spesa media di circa 210mila euro lordi ogni 30 giorni per ogni mese in cui gli ex manager rimarrebbero in servizio nonostante la presenza di sostituto. I requisiti specifici del bando erano molto semplici, anzi, il requisito era uno solo: «Diploma di Laurea conseguito ai sensi della legislazione vigente prima dell’entrata in vigore del decreto ministeriale 509/1999 o diploma di laurea specialistica».
Opposti i commenti di maggioranza e opposizione. Se la Cdl mette in luce la «sconfitta di Marrazzo», come sottolinea l’europdeputato Antonio Tajani (Fi), l’assessore alla Sanità, Augusto Battaglia, legge la sentenza quasi come una vittoria, anche se le nomine di fatto sono sospese.

«Se dubbio c’è, come ha confermato lo stesso Consiglio di Stato chiedendo il parere della Corte Costituzionale, questo riguarda la costituzionalità di una norma approvata dalla passata Giunta - spiega l’assessore -. Ciò non mette in discussione e non inficia in nessun modo la correttezza delle procedure adottate dalla Giunta Marrazzo».

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