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Consolati, la cultura del contemporaneo

Milano è la seconda città al mondo per numero di sedi e di rappresentanze consolari, preceduta soltanto da New York. Questo dato ci incoraggia nella comprensione della vocazione internazionale a cui da sempre aspira la nostra città, nel suo tentativo (riuscito o meno riuscito, si dirà!) di porsi come avamposto dell’Italia nel mondo: questo avviene nel mondo della comunicazione, della finanza, dei mercati, ma soprattutto in quello della produzione culturale, della moda, del design.
Proprio la cultura, nel suo significato più alto e più nobile, costituisce il veicolo privilegiato della comunicazione fra i popoli, che diviene così trasmissione di immagini e di valori condivisi: la comunicazione è innanzitutto comunicazione di identità e di differenza culturale. Già il grande poeta tedesco Goethe, uno degli indiscussi padri della nostra cultura occidentale, riconosceva come la vera sapienza consistesse solo in un sapere di tipo organico, cioè in una grande visione del tutto che non potesse mai essere ridotta alla somma delle parti, ma che nascesse dalla capacità di vedere nel particolare l’universale, tenendo conto allo stesso tempo dell’unità e della pluralità. La cultura «gioca» per così dire fra la dimensione dell'identità e quella della differenza, anzi essa si definisce proprio per esprimersi come identità nella differenza, o piuttosto come differenza che si fa progetto condiviso sul mondo e sull’uomo. L’arte stessa è differenza che si comunica attraverso le forme visibili che esprimono le grandi visioni sul mondo. Le aspirazioni di una grande città si misurano anche sulle condizioni che in essa si realizzano di esprimere una tale cultura, affinché la comunicazione fra le diverse identità si concretizzi in un dialogo continuo. Proprio la vocazione al contemporaneo che contraddistingue la nostra metropoli ben si coniuga con la necessità di realizzare tale dialogo interculturale: l’arte contemporanea, la musica, il teatro, ma anche la ricerca sulla moda, sul design, sull’architettura trovano così la possibilità di incontrarsi con voci e con percorsi diversi, che spesso solo la collaborazione fra istituzioni permette di esprimere. L’intensa attività culturale svolta dalle diverse rappresentanze diplomatiche consolari a Milano costituisce proprio un tentativo in tal senso, un tentativo che negli ultimi anni si è intensificato e articolato con maggiore consapevolezza politica, sia da parte delle istituzioni locali sia da parte degli organismi diplomatici, da sempre attenti a destinare alle attività culturali mezzi e risorse. Gli uffici culturali dei diversi consolati, creati con l’apposita finalità di ottemperare a tale funzione, si fanno promotori o mediatori di iniziative quasi sempre dall’altissimo valore, sia nel campo delle arti visive, sia in quello della musica e del teatro. Questo riguarda sia i consolati delle grandi nazioni, sia quelli dei Paesi più piccoli, ma non per questo meno attivi e capaci di creare consenso e pubblico intorno alle loro iniziative. Si pensi ad alcuni grandi eventi patrocinati od organizzati a Milano dai consolati negli ultimi anni: pensiamo alle fastose celebrazioni mozartiane, concluse lo scorso anno, che avrebbero perso una parte rilevante del loro significato internazionale senza il loro apporto, alle rassegne teatrali al Piccolo Teatro, quali il «Festival dei due mondi», alla decennale attività del Goethe Institut, al ciclo di concerti «Due organi in concerto».


La collaborazione fra comune, associazioni culturali, enti di ricerca, università e consolati può divenire a Milano l’asse portante di una nuova cultura del contemporaneo che sappia guardare al di là dei particolarismi.

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