Consoli, tre giorni di rock alla siciliana

La "cantantessa" spazia fra gli stili della sua carriera: musica pop, blues e indie

Consoli, tre giorni di rock alla siciliana
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Un nuovo album scritto con pensieri e penna libera da qualsiasi condizionamento commerciale, e poi la musica dal vivo, che per un'artista così "narrativa" è una necessità dello spirito. Non a caso non passa occasione mediatica che questa originale musicista catanese non venga definita "cantantessa": l'etichetta se l'è scelta lei ed è senza dubbio efficace.

Carmen Consoli torna a Milano - attesa sul palco del Teatro degli Arcimboldi da oggi a sabato - a stretto giro di posta dall'ultimo appuntamento in Triennale quando, qualche settimana fa nel nuovo spazio Voce, presentò la sua ultima fatica discografica intitolata Amuri Luci, pubblicata a ben quattro anni dal penultimo album di inediti Volevo fare la rockstar. È vero, l'autrice di brani come Confusa e felice e Contessa miseria sapeva come spettinare a colpi di chitarra elettrica un pubblico che, sul finire degli anni '90, non chiedeva di meglio che respirare rock dal sapore anglosassone intinto in una scrittura personale e sicilianissima. Ma le cose cambiano e gli artisti crescono, ed è da parecchio tempo che la magnetica Carmen racconta di sé il proprio lato più sofisticato e acustico.

"In radio non vengo passata, dunque non faccio i dischi per i soldi ma per fare qualcosa che sento profondamente", dice con un pizzico di ironia compiaciuta. E Amuri luci - 11 canzoni affollate di dialetto siciliano, di greco antico (il brano ), di latino (Bonsai #3), di citazioni letterarie (Ovidio e Teocrito) e di personaggi celebri e meno celebri venuti a far visita nella creatività di Consoli è davvero qualcosa di sentito e respirato a fondo. Ed è anche solo il primo capitolo di una trilogia "che uscirà in tempi tutti miei, dove la ricerca della lingua passerà dal siciliano all'inglese, dallo spagnolo al francese per finire con l'italiano. Sono convinta che il linguaggio condiziona i pensieri: il siciliano, ad esempio, mi spinge ad essere più polemica e netta. L'italiano mi rende più introspettiva, quasi tremante". Nel concerto al Teatro degli Arcimboldi il repertorio passerà da tutti i capitoli della carriera di Carmen Consoli, in uno slalom tra musica popolare, indie-rock anni 90, canzone d'autore, sapori francesi e perfino blues: la scaletta non escluderà dunque brani celebri come "L'ultimo bacio", "In bianco e nero", "Parole di burro", "Amore di plastica" e "Orfeo". D'altronde negli anni di pausa discografica giusto alle spalle, la "cantantessa" ha fatto di tutto e di più: una collaborazione live con Elvis Costello, due tour mondiali attraverso America e Europa, a seguire "Terra ca nun senti", il progetto per il quale ha fondato la prima orchestra di musica popolare siciliana esibendosi in siti archeologici e spazi storici suggestivi, un altro tour in duo rock con Marina Rei alla batteria (!). Su Amuri Luci l'artista dice: "Sono due sosostantivi, amore e luce: il primo da intendersi come quel valore extrasociale su cui i governi non investono perché non genera profitto, il secondo è la conoscenza, la forza della cultura che ci rende migliori". È anche il primo brano della tracklist, "che avrei voluto dedicare a Peppino Impastato ma poi, parola dopo parola, è finito per diventare una canzone per suo fratello Giovanni, che ne ha mantenuto vivo il ricordo".

Una galleria di storie viene dipinta da una Consoli intimista e, sul fronte delle sonorità, molto acustica: "Ho inciso il 70% degli strumenti in presa diretta, e sempre a casa mia in Sicilia. E ho composti i brani con una vecchia chitarra da signorine che apparteneva a una mia trisavola".

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