Nicola Porro
nostro inviato a Canton
Siamo qui a non fare il nostro mestiere. Sì abbiamo scritto bene. Ieri sera infatti avevamo per le mani l'uomo chiave della polemica Telecom-Tronchetti Provera-Palazzo Chigi-Prodi. Ebbene al 28° piano del White Swan Hotel di Canton, avevamo per le mani Angelo Rovati, consigliere «gratuito» a Palazzo Chigi di Romano Prodi. In terra cinese, in un giorno di cattiva forma per il governo Prodi, Rovati regala uno «statement». Nessuna domanda ammessa. Nessun dialogo. Insomma microfoni e registratori a palla, ma nessun sospiro. Solo un fiato poco prima da Prodi: «Non è successo niente di nuovo, ho fatto le mie dichiarazioni ieri (due giorni fa, ndr), puntuali, precise e rigorose. Non c'è da aggiungere o togliere una sillaba».
Quello che segue è dunque il nostro cattivo mestiere e quel «non è successo niente di nuovo» proclamato da Prodi. Qui si commercia con uno «statement» e con le domande che si sarebbero volute fare: cosa sapeva Prodi dell'operazione di ristrutturazione di Telecom, proposta da un suo stretto consigliere, e da dove nasce il documento pubblicato sui quotidiani a firma Rovati, e che prevede l'ipotesi di scorporo della rete Telecom?.
«Prima di tutto - mette in chiaro Rovati - sono consigliere politico ed economico di Prodi ed in questa funzione cerco di informarmi sui temi di discussione principali». Come a dire sono pagato, ma per la verità il consigliere non becca una lira per capire dove ficcare il naso.
Riguardo a Telecom «ho studiato in modo artigianale cosa si veniva a creare nel gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera nell'ipotesi di scissione della rete, con un amico imprenditore che si occupa di tlc». Chi è l'amico? Solo in ascensore ci confida: «Rispetto la riservatezza. D'altronde quel documento fisicamente lo avevo solo io e una copia Tronchetti». Traduzione: chi l'ha fornito ai giornali è manifesto e quello non sono certo io, né tantomeno qualcuno del mio entourage poiché trattasi di copia unica: Tronchetti l'ha spifferato.
Ma la storia continua e riprende dalla stanza del 28° piano fuori dall'ascensore. «Ho poi parlato con un carissimo amico di Tronchetti, gli ho detto cosa pensavo e lui mi ha detto di parlarne direttamente con Tronchetti». E qua si ripete: «Lo studio l'ho fatto da solo, la responsabilità è solo ed esclusivamente mia». Facendo un salto nella conversazione: «Questa roba qui, che poi è una buffonata, è stata strumentalizzata in modo incredibile». Mischiate le due carte e avrete: se il polverone Telecom dovesse andare avanti sia chiaro che a rispondere della buffonata sarò solo io, Rovati. Encomiabile.
Il filo passa poi per l'invio della riservata copia unica a Tronchetti. «Dopo un giorno e mezzo mi ha chiamato. Ha detto che apprezzava, ma che era focalizzato su altre e più importanti situazioni». E qui sarebbe stato interessante farsi dare qualche data. Abbiate pazienza (abbiamo detto che faremo cattivo mestiere) e continuate a seguire la trama. Prodi in un comunicato ha detto di aver parlato di Telecom con Tronchetti una prima volta il 19 luglio a Palazzo Chigi e una seconda il 2 settembre. Nel frattempo il sito Dagospia e quotidiani al seguito si esercitavano sui piani di vendita di Tim. L'8 settembre in una nota Palazzo Chigi si dice non pregiudizialmente ostile ad un'operazione su Tim, tesi che quella mattina sosteneva un pezzo informato del Messaggero. Infine con un'altra nota ufficiale, questa volta dopo il cda di Telecom, il 12 settembre Prodi si dice seccato per essere stato tenuto all'oscuro dell'operazione. Ma per primo, il giorno dopo Paolo Panerai svela su Mf l'esistenza del piano di Rovati. Prodi continua a dire non sapere nulla. E poi arriva la pubblicazione delle 28 pagine del piano artigianale di Rovati sui quotidiani.
Tutto si gioca insomma in una manciata di giorni. Il punto è che il piano Rovati secondo le ricostruzioni è stato fornito a Tronchetti il 6 settembre (a nostra precisa domanda al 28° piano si è prima mosso l'argomento del no questions, poi del non ricordo e poi dall'entourage si è ribadita la data del 6 settembre). Dunque prima del cda di Telecom che ha deciso la ristrutturazione. Ebbene il consulente di Prodi alla vigilia di un cda carico di aspettative si vede sbattuta in faccia la sua proposta da Telecom e non parla con il boss? Mah. Già si fa fatica a credere che Rovati si metta a fare piani solo pro domo sua (e del Paese).
Continuiamo con il 28° piano. «Riguardo Tronchetti ritengo che l'azienda sia indebitata, ma che sia un buon gestore. Non esiste alcun intento coercitivo. Mtp è uno dei pochi imprenditori che inoltre ha accorciato la catena di controllo della società e l'ha resa contendibile». Avremmo chiesto, ma non abbiamo potuto chiedere: ma come pensava Rovati con una proposta da lui stesso definita artigianale di aiutare un manager così apprezzato? Il compitino, la buffonata come l'ha definita Rovati, poteva servire a risolvere le sorti del principale gruppo italiano? O del tutto una buffonata quel piano non doveva essere? Così come avremmo voluto chiedere se a comprare la rete di Telecom sarebbe stata la Cdp, controllata proprio dal Tesoro. Ma su questo niet.
Infine un aiutino agli amici. «Si è detto che Claudio Costamagna ex manager Goldman Sachs entri in questa vicenda. È un mio carissimo amico, e penso che pure Prodi lo stimi, ma in questa vicenda è stato ed è solo advisor di Rupert Murdoch». Una buona conferma a quella che era solo una voce di mercato. E ancora su Goldman: «Le banche d'affari non si permetterebbero mai di mettere in giro un documento del genere. E non si pensi che mi sono rivolto a loro. Sapete quanto costano?». A questa domanda avremmo voluto rispondere noi: le banche d'affari fanno centinaia di piani superdettagliati e specifici di operazioni finanziarie a costo zero. I quattrini li fanno infatti solo in un secondo momento a progetto approvato. Ma al 28° piano del White Swan Hotel non c'era proprio un clima per poter intraprendere una discussione del genere.
Rovati ha finito? No, non ha finito. Risparmiamo le più che condivisibili attenzioni al bene del Paese e alle imprese che lo rendono grande, ma riserviamo l'ultimo abbraccio al premier: «Prodi ha a cuore le imprese del Paese. È il più grande liberista di questo Paese (Martino stia calmo, ndr) e quando vede che qualcosa non va, passionalmente lo dice».
E passionalmente in una giornata lunga a noi ci verrebbe da dire: Caro Rovati, ma questa storia a chi la vuoi raccontare? Un documento con biglietto di accompagnamento di Palazzo Chigi di cui Prodi è totalmente all'oscuro? Un documento artigianale, una buffonata? Non vi ricordate le date? Non è influente il ruolo della Cdp? Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Il Giornale e via discorrendo stanno strumentalizzando tutto?
Nicola Porro
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