Consulenze in Provincia, sentenza entro Natale

I capigruppo Dapei e De Nicola all’attacco: «Così Penati ha aggirato la legge. Arruolata anche un’assistente per il look»

Chi tanto vale tanto prende. Equazione di Filippo Penati che paga oro la competenza, la preparazione e l’intelligenza. Di chi? Di quell’esercito di consulenti dove c’è chi incassa ottocento euro al giorno, chi all’anno ne porta a casa 163mila e chi, in cambio di 41mila euro, elabora «proposte».
Consulentificio al civico 1 di via Vivaio, negli uffici della Provincia dove il presidente si era impegnato «a valorizzare veramente il lavoro e le competenze dei dipendenti». Ma per i duemila e cinquecento impiegati della Provincia la promessa contenuta nel programma di governo è rimasta lettera morta.
Se ne è accorto anche Giuseppe Nicoletti, presidente della sezione regionale della Corte dei Conti: «Le consulenze sono un fatto frequente. Bisogna però vedere se si supera il limite, l’anno scorso c’è stato l’esempio della Provincia di Milano». E, infatti, continua Nicoletti, sul consulentificio di Palazzo Isimbardi c’è molto interesse da parte della Corte dei Conti, «una sentenza in proposito è in arrivo tra poco, magari prima di Natale». Sì, la Corte dei Conti ha setacciato le consulenze di Penati dopo esposti presentati da Forza Italia e Alleanza nazionale nel 2005. «Ai magistrati di via Marina abbiamo consegnato gli elenchi del “consulentificio”. Lista degli esperti tuttologi e professionisti dell’immagine che ogni 27 del mese si ritrovano qualche soldino in più sul conto corrente e, riconoscenti, accendono un cero a San Filippo Penati» chiosavano nel 2005 il duo Bruno Dapei (Fi) e Giovanni De Nicola (An).
Virgolettati replicati dai capigruppo dell’opposizione anche nel 2006 e nel 2007, con tanto di dossier copioso e documentato su fatti e misfatti riguardanti tutti «gli uomini del presidente» che sono incaricati secondo legge ovvero con tanto di parere favorevole di regolarità contabile e di copertura finanziaria. Parere e copertura a sostegno di quelle «figure professionali “con adeguata esperienza” che non sarebbero altrimenti “reperibili tra il personale in organico”», aggiunge lo stesso De Nicola. «Opzione di legge che consente così di fornire sempre e comunque una prospettiva economica a tempo determinato a un numero consistente di illustri sconosciuti». Casi finiti davanti alla Corte dei Conti e in attesa della sentenza di primo grado. Come - fa sapere l’ufficio stampa della Provincia - quel «procedimento a cui sono chiamati a rispondere due dirigenti della Provincia per una sola consulenza». A chi? Sorpresa. A Barbara Vitti. Sì, alla decana delle pierre di moda che - con determina dirigenziale del 6.12.2004 firmata anche da Franco Maggi, direttore del settore comunicazione e portavoce di Penati - ottenne un incarico di collaborazione coordinata e continuativa. Arruolata «intuitu personae» per il «coordinamento di una nuova immagine della Provincia». Impresa mollata poi dalla Vitti «per ragioni personali», dopo aver trasformato - Piero Chiambretti dixit - «Penati da grigio funzionario del Pci in un “figo della madonna”.

Già, nel 2004, lei, Barbara, trasformò un sindaco con l’eskimo nell’armadio nel candidato alla presidenza della Provincia con giacca di Armani «a prezzi scontati». Avete letto bene: lei ha rivestito e pettinato Penati. Lavoro prestato, così sostenne, nel nome di un «ideale». Che poco convince la Corte dei Conti.

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