La Consulta boccia i matrimoni omossesuali «Decida il Parlamento»

I matrimoni gay non piacciono ai genitori italiani ma neppure alla Corte costituzionale. Che non li fa passare. Tecnicamente, per i giudici supremi, la materia non è regolamentata dai nostri codici e quindi loro non hanno alcuna competenza nell’affrontare il problema. L’argomento infatti è di natura politica. E va affrontato in Parlamento. Solo il legislatore, nella sua discrezionalità, potrebbe riaprire la questione. I giudici si fermano qui. Per saperne di più bisogna aspettare le motivazioni che non sono ancora state depositate. Ed è su queste argomentazioni che la Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi sui matrimoni gay presentati dal tribunale di Venezia e dalla Corte di Appello di Trento che avevano chiesto l’illegittimità di una serie di articoli del codice civile che impediscono le nozze tra persone dello stesso sesso. I magistrati sostenevano che il divieto di unioni omosessuali stabilito dal codice civile fossero in contrasto con due articoli della Costituzione: il numero due (diritti inviolabili dell’uomo) e il 117 primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali). Ma la Corte ha rigettato il ricorso sulla base di altri principi: quello di uguaglianza e quello che stabilisce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Un’indicazione che Eugenia Roccella ha interpretato senza bisogno di aspettare le motivazioni della sentenza. «La famiglia non può che essere una società naturale composta da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio». Dunque, secondo il sottosegretario alla Salute «l’ambito su cui si può eventualmente esercitare la discrezionalità del legislatore è soltanto quello dei diritti della persona». Non la pensa così la coppia di omosessuali di Merano che aveva fatto ricorso alla Consulta. «Sono amareggiato ma continuerò a lottare» ha affermato Enrico Oliari, presidente di GayLib e consigliere comunale a Merano, che, con il suo compagno Lorenzo, era ricorso alla Consulta dopo il diniego posto alla richiesta di matrimonio da parte del comune di Trento. Una lotta politica che sarà spalleggiata dal Pd. Non a caso, il «no» della consulta è considerato un «ni» dalla sinistra.

«La Consulta ha stabilito senza possibilità di equivoco che la Costituzione non vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso» ha affermato Anna Paola Concia deputata del Pd. Ma il Moige, Movimento italiano genitori, annuncia già battaglia: «Alla base del matrimonio c’è la famiglia composta da uomo e donna». Fino a prova contraria.

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