MilanoErano stati espulsi e non se ne erano andati. Erano stati nuovamente fermati e nuovamente espulsi, e anche questa volta erano rimasti in Italia. Ma nei giorni scorsi erano incappati di nuovo in un controllo della polizia: e questa volta erano finiti in cella, in base alla legge del 2009 che ha istituito il reato di clandestinità e punisce con il carcere lo straniero irregolare che non esegue lordine di lasciare il nostro Paese. Ma ieri il sostituto procuratore Claudio Gittardi ha rimesso in libertà i due irriducibili - entrambi di origine egiziana, di 18 e 21 anni - applicando per la prima volta la sentenza della Corte Costituzionale che ridimensiona sensibilmente la portata della legge anti-clandestini.
La Consulta era stata investita della questione dalla Procura di Voghera, secondo cui è incostituzionale prevedere larresto dei clandestini nel caso che abbiano disobbedito allespulsione soltanto perché non avevano i mezzi sufficienti per affrontare il viaggio. Lindigenza, secondo il tribunale di Voghera, costituisce un «giustificato motivo» per non rispettare gli ordini della prefettura. E la Corte, con una decisione depositata a metà dicembre, ha accolto pienamente lobiezione. «È indispensabile - avevano scritto i giudici costituzionali - un ragionevole bilanciamento tra linteresse pubblico allosservanza dei provvedimenti dellautorità in tema di controllo dellimmigrazione illegale, e linsopprimibile tutela della persona umana». E «questa Corte ha inquadrato la clausola del giustificato motivo tra quelle destinate in linea di massima a fungere da valvola di sicurezza del meccanismo repressivo, evitando che la sanzione penale scatti allorché, anche al di fuori della presenza di vere e proprie cause di giustificazione, losservanza del precetto appaia concretamente inesigibile».
Contro la decisione della Consulta si erano sollevate le proteste dellamministrazione comunale milanese, secondo la quale - non essendo possibile verificare in concreto quali siano le condizioni economiche dei clandestini irregolari - la sentenza rischia di bloccare lintero meccanismo delle espulsioni.
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