Politica

La Consulta e la lobby dell’Ingegnere

Una riunione innocua. L’occasione per ritrovarsi tutti insieme, tra vecchi amici. Sempre i soliti, sempre gli stessi per arrivare sempre e comunque allo stesso indirizzo da dove si parte: quello dei vecchi nemici di Silvio Berlusconi. Sempre i soliti noti o il solito. Ben noto.
Una riunione innocua, dicevamo, ovvero il tradizionale convegno dell’associazione dei costituzionalisti chiamati a rinnovare, domani a Cagliari, il loro consiglio direttivo.
Così, anche se, lo riconoscono certi ambienti della sinistra ben informata, il gran governo dei custodi della Carta per eccellenza ogni anno sembra sull’orlo della scissione e delle spaccature di parte e di partito (ma la politica, davanti alla Costituzione, non sostengono alcuni autorevoli esponenti del Pd, dovrebbe fermarsi?) è un dato di fatto che certe indiscrezioni della vigilia, non tratteggiano scenari di grande cambiamento.
Il triennio di presidenza di Alessandro Pace, l’avvocato della Cir di Carlo De Benedetti, che si appresta a passare la mano, è stato sufficientemente illuminante in questo senso. Dopo di lui adesso arriva o almeno dovrebbe arrivare, a quanto indicano i pronostici, il turno di Valerio Onida, il giudice che ha condiviso il palco con il direttore di Repubblica, alla grande (anche se è sembrata molto piccola) adunata per la libertà di stampa di piazza del Popolo a Roma. Così mentre il professor Pace, proprio nelle ore in cui conclude il suo ciclo di gestione, si esercita in poco credibili acrobazie lessicali: «Io non sono mai stato l’avvocato della Cir, né ho mai conosciuto De Benedetti. Semplicemente mi sono occupato della vicenda e li ho assistiti su richiesta dei legali Giuliano Pisapia e Roberto Mastroianni quando la causa arrivò in Corte costituzionale». E giura: «L’incarico che ho svolto non ha mai subito influenze dalla mia attività professionale». Viene da sorridere sull’imparzialità di quest’«innocuo» consiglio di costituzionalisti soltanto a scorrere la formazione che può mettere in campo e che, puntualmente, ha messo in campo in questi anni, quando si è trattato di disputare certe partite magari contro un certo Cavaliere. A chi si fosse momentaneamente distratto ricordiamo che fanno, infatti, parte dell’associazione un ex presidente del Consiglio come Giuliano Amato e presidenti emeriti della Consulta, quali appunto Onida e Gustavo Zagrebelsky poi ex ministri come Salvo Andò e Franco Bassanini così come ex parlamentari (Augusto Barbera e Massimo Villone) e attuali parlamentari come Stefano Ceccanti e Roberto Zaccaria, ex presidente Rai. Ecco perché anche un foglio, non proprio al di sopra delle parti come il Riformista non solo raccoglie lo sfogo di Beniamino Caravita di Toritto che invoca un cambio generazionale ma anche e soprattutto mentale dell'associazione: «Non ci devono essere né vestali né custodi, né tantomeno eserciti contrapposti, ma persone che, allo stesso livello, e con lo stesso spirito hanno a cuore la Carta. Ci siamo costituiti solo nel 1985 ma rischiamo di invecchiare precocemente. Ecco io vorrei che il pluralismo delle opinioni fosse sempre una ricchezza».
Non alluderà, per caso, Caravita di Toritto a quella curiosa univocità di vedute che ha accomunato, anche in tempi recenti, l’associazione dei costituzionalisti, la Consulta e naturalmente anche l’associazione magistrati? Chissà. O che invece voglia alludere, a talune supposizioni o meglio rumors, come li definisce sempre il Riformista, secondo cui l’associazione dei costituzionalisti sarebbe, prima di tutto e soprattutto, una vera e propria lobby, che gravita nell'orbita dei soliti noti tanto cari al professor Pace. Oppure nel migliore dei casi un passepartout per inseguire il traguardo di carriere brillanti e sicure. All’insegna dell’assoluta fedeltà d’intenti e dell’assoluta imparzialità di opinioni, ovviamente. Meno male che in questo clima avvelenato, dove si scambiano poltrone e incarichi ma il gioco rischia di restare sempre identico, ci pensa il grande favorito della vigilia, Valerio Onida a sgombrare il campo da perplessità e sospetti che aleggiano tutt'attorno.
Impegnato a scrivere la sua relazione dal titolo «Lo statuto costituzionale del non cittadino», che introdurrà i lavori di Cagliari, Onida anche se stuzzicato dal Riformista preferisce tenersi fuori. Non lasciarsi coinvolgere dalle emozioni. E sentenzia: «In questo clima è massimo il rischio di essere trascinati nel vortice delle polemiche».

Rassicurante.

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