RomaNon sono più coperte da immunità parlamentare alcune dichiarazioni di Umberto Bossi di dieci anni fa, che la Camera aveva dichiarato protette dallombrello dei deputati ma che ora la Corte Costituzionale, con una sentenza pubblicata ieri, ha consegnato alla giustizia. La Consulta ha infatti annullato la delibera della Camera su Bossi. Le dichiarazioni incriminate riguardano una pesante critica che Bossi aveva rivolto al giudice di Cantù, Paola Braggion, la quale lo aveva condannato per vilipendio della bandiera. Il leader leghista aveva infatti detto che il tricolore andrebbe usato come carta igienica, con un linguaggio non da salotto, come dabitudine. Braggion aveva chiesto il risarcimento danni a Bossi e la Corte dappello di Brescia lo aveva condannato a pagare 40mila euro al magistrato. Bossi impugnò la sentenza e la Camera approvò una delibera in cui si dichiarava che le affermazioni del capo del Carroccio non erano perseguibili, in quanto espresse nellesercizio delle funzioni parlamentari. Ma a quel punto la Cassazione ha sollevato il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato nei confronti della Camera e ora la Consulta lo ha accolto, escludendo limmunità parlamentare.
Le dichiarazioni di Bossi, che gli erano costate la condanna per vilipendio, risalgono al 26 luglio 1997, quando nel corso di un comizio a Cabiate (Como) il leader della Lega notò la bandiera italiana che sventolava da una scuola vicina e disse: «Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il c...». La condanna arrivò nel 2001: un anno e quattro mesi per vilipendio della bandiera. Nei giorni seguenti il Senatùr in diverse interviste si scagliò contro il giudice Braggion, accusandola di strumentalizzare il proprio ufficio per incidere sulla competizione politica.
Braggion chiese il risarcimento danni, ma la Camera sollevò Bossi da ogni responsabilità giuridica.
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