Consulta islamica, la Lega si «dissocia» dal governo

Berlusconi: abbiamo fatto nostre le conclusioni dell’organismo che rappresenta i musulmani. Castelli e Calderoli: «Non siamo d’accordo»

Consulta islamica, la Lega si «dissocia» dal governo

Gian Maria De Francesco

da Roma

Lega Nord controcorrente sulla Consulta islamica. Con reciproche accuse di «distrazione» tra il ministro Calderoli e il premier Berlusconi, poco attento - secondo il ministro leghista - nel cogliere le posizioni critiche sull’atteggiamento da tenere nei confronti delle proteste musulmane per la pubblicazione delle vignette che ritraevano il profeta Maometto.
Ma andiamo con ordine. Ieri il Consiglio dei ministri ha sottoscritto il documento della Consulta, riunitasi per la prima volta mercoledì scorso al Viminale. Il premier Berlusconi ha sottolineato che l’esecutivo ha fatto propria la posizione della Consulta sulla questione delle vignette, ossia «la ferma condanna di ogni offesa arrecata ai valori dell’Islam e il rifiuto di ogni forma di reazione illegale e violenta».
«Il governo stamane si è riconosciuto in questo documento: tutti i ministri nessuno escluso», ha dichiarato Berlusconi nella conferenza stampa al termine della riunione di ieri pomeriggio proprio a rafforzare l’idea di unità dell’esecutivo su questo tema e la necessità di lasciare aperta la strada del dialogo.
In mattinata, però, la Lega Nord aveva già fatto sentire il proprio dissenso. Il ministro della Giustizia Roberto Castelli aveva definito la Consulta islamica un «pessimo segnale, un segnale tipicamente italiano, noi siamo un Paese debole». Castelli ha poi sottolineato di non aver partecipato alla discussione sul tema. «In quel momento non ero in Consiglio, ma se ci fossi stato avrei votato contro».
Anche un altro esponente del Carroccio ha precisato che non vi è stata unanimità. «Mi spiace che oggi il presidente Berlusconi si sia distratto in Consiglio, altrimenti non si spiega come mai mi abbia attribuito un atteggiamento di consenso, quando in realtà ho manifestato il mio dissenso», ha detto il ministro delle Riforme istituzionali, Roberto Calderoli aggiungendo di essere stato «massacrato» dai colleghi per le sue posizioni critiche. Nel mirino le presunte strumentalizzazioni di alcune dichiarazioni del ministro effettuate da alcune emittenti islamiche, come sottolineato in Consiglio anche dal vicepremier Gianfranco Fini. «Ci si rende conto o no che nel timore di presunte reazioni degli integralisti ci stiamo calando le braghe?», ha concluso Calderoli.
Se il ministro Pisanu non ha replicato alle puntualizzazioni dei leghisti, è stato lo stesso presidente del Consiglio in serata nel corso della sua partecipazione a Matrix a scrivere la parola «fine» sulla querelle, «No, Calderoli non ha dissentito, anzi tutti hanno annuito.

Probabilmente era distratto lui: è intervenuto e ha affermato che le sue parole riportate dai media arabi non erano vere», ha affermato il premier stemperando la polemica con un «evidentemente c’è un malinteso e non voglio andare oltre». Le vignette? «La pubblicazione è stata una cosa sbagliata come sbagliata è stata la reazione».

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