«Consumo consapevole», quel sito costato 6mila euro ogni clic

È possibile spendere quasi un milione di euro per insegnare a «consumare»? Sì, alla Regione Piemonte. Lo scandalo va avanti da tre anni, con tanto di esposto alla Corte dei Conti, e ieri è sbarcato in Parlamento con l’interpellanza presentata dai deputati piemontesi del Carroccio. Tutto inizia con un finanziamento da 914mila euro che nell’ottobre del 2005 il ministero delle Attività produttive ha «girato» alla Regione, guidata dalla governatrice Pd Mercedes Bresso (nella foto), per organizzare la «Scuola del consumo consapevole».
I primi 600mila euro sono stati spesi malissimo, denuncia dei consumatori alla mano. Targhe pagate 200 euro che ne valgono 30; un sito internet informativo quasi introvabile su Google costato 57mila euro, tanto che in due anni sono arrivate dieci domande, per un’invidiabile media di 5mila euro e rotti a click. E ancora: gomme gadget che macchiano anziché cancellare e temperamatite che non temperano. E infine (ah, la globalizzazione...) radioline cinesi rotte al secondo utilizzo.
L’assessore al Commercio con delega ai consumatori, Giovanni Caracciolo, da mesi dice di essere già corso ai ripari. «Solo inghippi, abbiamo coinvolto 11 scuole». E in effetti di una «lezione» c’è addirittura un video su Youtube (http://it.youtube.com/watch?v=lYZe42zf0Eo) con intervista all’assessore. Ma dei 223mila euro e rotti finiti all’ente che avrebbe dovuto gestire la comunicazione non c’è traccia.

Dice Stefano Allasia, primo firmatario leghista dell’interpellanza: «Milioni di depliant costati 21mila euro giacciono fermi, perché nessuno sa come e a chi consegnarli. Nessuno sa dire nulla del sito, della newsletter. E ai seminari partiti il 31 marzo hanno partecipato ben otto persone».

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