Conti esteri e contanti: così tornavano in Italia le tangenti di Prosperini

A spiegare cosa sia una fiduciaria, è un consulente della banca Ubs sentito dai giudici svizzeri il 19 maggio scorso. «È essenzialmente un trasportatore di denaro». Ossia, «fornisce un servizio quando i clienti non vogliono ritirarlo direttamente dalle banche». In pratica, quando vogliono mantenere l’anonimato. È attraverso questo meccanismo, secondo la Procura, che l’ex assessore Pier Gianni Proserini ha intascato la tangente da 230mila euro dall’imprenditore Raimondo Lagostena Bassi. Dal conto corrente «Rinfilare» acceso alla Bsi di Lugano e intestato a «Anzarro Inc.» partono 130mila euro che finiscono alla Ubs di Lugano, conto «Kenana Ltd». Di qui, e in più tranche, finiscono nella disponibilità di Prosperini, titolare di un conto alla Ubs. E la storia si ripete fino a quota 230mila. Ma il movimento di denaro, ora, appare più vasto. L’arresto di Davide Soletti, braccio destro di Prosperini, svela un tesoretto nascosto all’estero (800mila euro), fatto rientrare in contanti in Italia e che secondo gli inquirenti sarebbe riconducibile al politico.
Da conto a conto, da banca a banca. Il portafoglio occulto dell’ex assessore - secondo la ricostruzione del Nucleo di polizia tributaria della Gdf - viaggia attraverso ripetuti versamenti estero su estero. Alla Banca Wegelin di Chiasso, tra il 7 febbraio e il 30 ottobre del 2008, vengono accreditati 203mila a beneficio di una certa «Silgocom S.A». Una fiduciaria, appunto. E «dopo gli accrediti sul conto Silgocom - sottolinea il giudice - una volta Prosperini e tre volte Soletti hanno ritirato denaro in contanti non lasciando traccia». A cosa serve questo labirinto? «A monetizzare con discrezione somme di denaro - insiste il gip Andrea Ghinetti - aggiungendo un passaggio alla catena di giri di conto, mettendole poi a disposizione dei clienti ordinanti: i quali effettuano tali operazioni per monetizzare provviste in nero che poi riportano di nascosto nel nostro Paese». In totale, dai conti svizzeri Soletti ritira tra i 400 e i 600mila euro in contanti. Di quei soldi, scrive ancora il giudice, «si perdono le tracce». Che fine fa quel denaro? Al consulente Ubs, Prosperini ha dato la sua versione. E il professionista la riporta ai magistrati elvetici. «Mi giustificava le operazioni - mette a verbale il 19 maggio scorso - con degli investimenti immobiliari in Italia in favore della figlia».
Una versione che non convine la Procura.

Non a caso, il gip Ghinetti sottolinea come «Soletti fosse a conoscenza delle attività illecite del politico», e come «non si può escludere che le somme ritirate in contanti siano state destinate ad altri esponenti pubblici allo stato non identificati, con i quali Soletti potrebbe concordare versioni di comodo e attraverso i quali occultare documenti per garantire per sé e per loro l’impunità».

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