Roma

Contini, la Vernaccia d’Oristano ha un nome

Oristano vuol dire Vernaccia, vino liquoroso che ha molti punti di contatto con i grandi di Jerez (o Sherry): esemplare difficile e temperamentoso ma capace di elargire grandi emozioni quando è fatto come si deve. Come accade in casa Contini, azienda secolare in quel di Cabras, nella bassa valle del Tirso, che deve la sua fama a diverse etichette di Vernaccia. L’assaggio della Riserva 1987 è per palati fini. Si tratta infatti di un nettare che ha trascorso almeno 15 anni in botti di legno pregiato, il cui colore esaltante e il cui aroma ricco e salmastro è frutto dell’azione parzialmente ossidativa del tempo e della «flor», una pellicola di lieviti che si forma sulla superficie del vino nelle botti scolme. Un grande vino da fine pasto, ma non un semplice vino da dessert al limite dello sticchevole, bensì un campione di razza da abbinare a dolci di pasta di mandorle oppure da gustare solo. Di Vernaccia Contini produce anche altre due etichette: una meno invecchiata (l’ultima annata è la 1996), e con alcolicità meno contenuta che favorisce matrimoni anche più agevoli; e l’Antico Gregori, blend di alcune annate speciali, praticamente da collezionisti.
Ma l’azienda Contini, fondata nel 1898 da Salvatore Contini, negli ultimi anni ha anche diversificato la sua produzione, grazie agli sforzi dell’ultima generazione. Con risultanti eccellenti come nel caso del Cannonau di Sardegna ’Riserva ’Inu, da noi provato nell’annata 2002 che è risultata elegante e assai spinta sul pedale della macchia mediterranea. Un sardo eccelso a meno di 15 euro. Su livelli ottimi anche altri due rossi: il Nieddera, dall’omonima uva autoctona, fruttato e suadente; e il Barrile, da Nieddera e Caddiu, ampio e molto lungo. Meno ambiziosi i bianchi, tra i quali abbiamo provato il comunque buon Karmis, da uve Vernaccia. Per gli amanti del Vermentino di Sardegna ecco il sapido Tyrsos.

Infine una sorpresa il Nieddera Rosato, che strizza l’occhio al mercato ma senza compromessi.

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