Continua la guerra alle vignette piazze roventi in Turchia e Iran

E una caricatura tedesca ridicolizza l’Iran del calcio

Marta Ottaviani

da Istanbul

C'è qualcuno che proprio non vuole smettere. Che continua a lanciare messaggi di odio. E sempre per colpa delle vignette. A Teheran un centinaio di persone ha urlato slogan contro il governo di Copenhagen e morte a Stati Uniti e Gran Bretagna. E gridavano pure che l'energia nucleare è un loro diritto inalienabile. Gli edifici di molte rappresentanze diplomatiche sono state meta di dimostrazioni violente da parte di centinaia di manifestanti, prime fra tutte quelle danese, inglese, austriaca e francese. Ieri il ministero degli Esteri di Copenaghen ha annunciato il ritiro temporaneo di tutti i suoi diplomatici dall'Iran e dall'Indonesia, per minacce «serie e concrete» alla loro sicurezza. Amr Mussa, segretario generale della Lega araba ha però chiesto di «lasciare alle spalle la vicenda delle caricature e operare insieme (Oriente e Occidente) per spegnere la fiamma malvagia e impedire che un cosa del genere si ripeta».
In Turchia nonostante il governo abbia condannato fermamente le vignette e il premier Erdogan stia richiamando da giorni tutti alla calma, la tensione non sembra scendere. Ieri a Diyarbakir, nella parte orientale, si sono date appuntamento quasi 60mila persone di diverse organizzazioni islamiche, provenienti dalle principali città del Paese. Non ci sono stati feriti, ma scontri con la polizia sì. E a Istanbul spuntano manifestazioni in ogni quartiere. Sabato pomeriggio c'erano soldati davanti allo storico liceo Galatasaray ma non davanti alle chiese cattoliche di Sant'Antonio e Santa Maria Draperis e alle rappresentanze diplomatiche. Proprio qui ieri mattina è stato preso di mira il consolato e il centro di cultura francese, vicino alla Taksim Meydani. Un gruppo di circa 150 persone ha tirato uova e pietre contro il cancello di ingresso al grido di «Allah Akbar». Appartenevano a un'organizzazione di estrema destra e fondamentalista.
Poi c’è chi pare non aver capito la lezione come il quotidiano berlinese Der Tagesspiegel che pubblica una vignetta della nazionale iraniana di calcio che ritrae i giocatori con le cinture esplosive sopra le magliette («vergognose: la federcalcio iraniana ora presenti protesta ufficiale», la reazione della stampa iraniana) e c'è chi ha trovato il modo di trarre profitto dalla situazione. Sul sito www.shopmetrospy.com sono in vendita le magliette con le ormai famose caricature del profeta. Costano 29 dollari, 10 in più se vengono prenotate da fuori gli Stati Uniti.

Sulla schermata iniziale si avvisano i clienti di avere pazienza, perché le richieste sono tante. Nate Thomas, product manager della società, ha motivato questa scelta dicendo che «non si può incoraggiare certi atteggiamenti e cedere ai loro ricatti». Soprattutto quando può fruttare milioni di dollari.

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