Luniversità della Capitale non piace più. A dire il vero sono un po di anni che non se la passa bene e la situazione continua a peggiorare. Almeno a giudicare dalla ricerca pubblicata da Il Sole 24Ore sulleccellenza delle università italiane statali, rilevata sulla base dei dati del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (Cnvsu) e del ministero dellUniversità. Scorrendo le varie posizioni infatti, bisogna andare oltre la 35esima per incontrare un ateneo romano. Ma soprattutto, rispetto allanno scorso, le tre principali università pubbliche romane hanno perso terreno nei confronti delle concorrenti nazionali. Dallanalisi del quotidiano di Confindustria emerge che la qualità universitaria si concentra in Emilia Romagna e in Veneto, ma non nel Lazio. Il polo di eccellenza romano si colloca solo al 36esimo posto, in una classifica di 58 atenei pubblici, ed è quello delluniversità di Tor Vergata. «Roma Tre» è al 42esimo e «La Sapienza», lateneo più grande d'Europa, per qualità è addirittura tra le ultime, piazzandosi solo in 52esima posizione. Senza contare che rispetto al 2006 il quadro è addirittura peggiorato: Tor Vergata in un anno ha perso 6 posizioni, «Roma Tre» si è fatta superare da ben 7 atenei. «La Sapienza» è scesa dalla casella 50 alla 52.
Per stilare la graduatoria sono stati scelti sette indicatori come il voto di maturità, lattrattività (numero di immatricolati fuori sede), il rapporto tra numero di docenti e alunni, la dispersione scolastica, i tempi della laurea e linattività, cioè gli iscritti che nel corso di un anno non hanno dato neanche un esame. Spulciando tra le tabelle si scopre che «Roma Tre» attira più delle altre romane le neo-matricole eccellenti, quelle che hanno preso ottimi voti alla maturità (29 per cento). «La Sapienza» invece riesce ancora, con la sua fama, ad attrarre il maggior numero di fuorisede (27,6 per cento). Tor Vergata ha la maglia nera per la dispersione: il 6 per cento dei suoi iscritti non riempie i moduli del secondo anno, una percentuale che è doppia rispetto alle altre due università, dove a non iscriversi è solo il 3 per cento. Ma questultimo dato non deve fuorviare: a «La Sapienza» infatti le matricole pagano sì la retta del secondo anno, ma poi non sostengono esami. Quasi il 29 per cento dei suoi studenti in un anno non ha ottenuto neanche un credito. Negli altri due atenei questo dato si aggira intorno al 18 per cento. A concludere il quadro cè infine il dato degli iscritti che si laureano in tempo.
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