Contributi dalla «base» per avere una marcia in più

«Il Giornale» del nostro Lussana è quello che è «Repubblica» nel Paese per il Centro Sinistra. Cerca di dettare l’agenda politica al Centro Destra in Liguria. E con ragione. Non è la prima volta quella del 22 ottobre. Mi vengono in mente i tanti consigli non richiesti rivolti al nostro candidato e le tante indicazioni di temi prioritari per alimentare la nostra battaglia politica. È non sarà l’ultima. Da supplente politico del Pdl. Anche se, a me così sembra, si è voluto assegnare dei limiti alla registrazione, con il fiuto di giornalista a contatto con la gente, del disimpegno corrente e diffuso, non volendone individuare le cause.
Se l’intento che si è proposto è quello di aprire un dibattito, questo è il mio contributo articolato nei seguenti punti:
1) È venuto subito a mancare il ruolo istituzionale che competeva, naturaliter, al Presidente uscente come capo di tutta l’opposizione in consiglio regionale in quanto leader che aveva guidato la coalizione di Centro Destra e come ex Governatore che voleva riproporsi;
2) Avevamo conquistato la Regione quando il competitor uscente era una persona politicamente debole e poco rappresentativa dello schieramento avversario sbilanciato verso una sinistra estrema;
3) Siamo stati sconfitti da Burlando, un competitor, a parte le lacerazioni interne (caso Pittaluga), di buona scuola politica, dotato di capacità mediatrice nell’acquisire il consenso elettorale e di mantenerlo tenendo unita, sotto la sua direzione politica, tutta la compagine di governo regionale.
4) Le preoccupazioni di Scajola (avrà le sue buone ragioni) vanno interpretate nel loro corretto significato politico per quanto nel passato è avvenuto e si riflette purtroppo nel presente, in termini di assenza di una direzione politica delle opposizioni che non riescono a sviluppare in Regione un’azione comune e incisiva per rilanciare lo schieramento di Centro Destra che vuole ritornare a governare la Liguria;
5) Critiche non rivolte a quelli che c’erano, ai risentiti Plinio e Rosso, i quali non solo hanno fatto il possibile nel loro ruolo di oppositori alla giunta di sinistra, ma anche sul territorio con iniziative politiche su temi sensibili, a rischio della loro incolumità personale, che avrebbero conseguito risultati più apprezzabili se fossero state sostenute da un Partito d’acciaio e non di plastica;
6) La denuncia di limiti, di errori, carenze e insufficienze non più sopportabili in uno scontro elettorale decisivo, fatta da Lussana, deve indurci a riflettere sul vero nodo politico: il Partito come soggetto politico nella sua funzionalità.
7) Alle elezioni regionali, Berlusconi non è garante e custode, come alle politiche e alla europee, dell’intero consenso di cui gode nel Paese.
Il consenso va quindi conquistato con una organizzazione capillare radicata nel territorio e legata alla cultura popolare, al senso comune e al nostro spirito. E con candidati validi, credibili e determinati. E con una classe dirigente, ancora purtroppo in nuce, come espressione dei liberi congressi, da far crescere nella democrazia interna e nel clima della circolazione delle idee e nella cultura della incompatibilità tra incarichi istituzionali e incarichi direzionali di Partito.
8) Ieri La Russa, oggi Verdini avvertono che la Liguria è una Regione molto difficile.

Lussana con sofferenza si chiede «se abbiamo fatto il massimo per conquistarla» e invoca la presentazione delle «dimissioni del nostro candidato da deputato», come segnale forte per esserci: Per uscire dal Palazzo romano e liberarsi da quella visione domestica ristretta, ad excludendum, a determinate persone nominativamente indicate. Perché non è all’ordine del giorno la conquista di un piccolo comune dell’entroterra ligure ove contano «i paesani» più vicini al candidato Sindaco e ove pesano i loro consigli.

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