«Contro Amanda e Raffaele non c’è una prova»

«Speriamo sia la fine di questo incubo»: è il primo commento di Raffaele Sollecito alle motivazioni con le quali lui e Amanda Knox sono stati assolti dall’accusa di avere ucciso Meredith Kercher. Il giovane era ieri a Perugia dove si è anche raccolto in preghiera davanti alla casa dove venne uccisa la giovane inglese. Nelle motivazioni della sentenza, che sarà impugnata in Cassazione dalla Procura di Perugia, si legge fra l’altro che «la parola probabile (o improbabile) ricorre ben 39 volte» nelle motivazioni della sentenza con cui la Corte di assise di primo grado aveva condannato in primo grado la Knox e Sollecito a 26 e 25 anni di carcere per l’uccisione di Meredith. Per i giudici di appello «dalla lettura della sentenza impugnata non risulta che la Corte di assise di primo grado si sia posta il problema della necessità di valutare le risultanze probatorie (...) dal momento che la ricostruzione dei fatti avviene sempre secondo un criterio di probabilità».

Quanto al movente del delitto, i giudici del secondo grado hanno osservato che quello sostenuto dall’accusa, a sfondo sessuale, è un movente «non corroborato da alcun elemento obiettivo di prova» e «niente affatto probabile».
Di «estremo rigore logico e coerenza con gli atti» ha parlato, l’avvocato Giulia Bongiorno, uno dei difensori di Sollecito, commentando le motivazioni dell’assoluzione degli imputati.

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