Contro il campo rom dopo le fiamme arrivano le fucilate

A giugno l’accampamento di via S.Dionigi era stato incendiato. Ieri due uomini in moto hanno sparato

Dopo il fuoco le armi da fuoco. A poco più di un mese dall’incendio che ha distrutto il campo nomadi di via Dionigi, quattro colpi di fucile a pompa sono stati esplosi l’altra sera contro i circa 250 ospiti di etnia Craiova. I pallettoni hanno colpito solo un paio di auto e la finestra di una baracca, provocando pochi danni e nessun ferito.
L’allarme è stato dato poco dopo le 22 quando alcuni residenti hanno avvertito chiaramente le detonazioni. E hanno chiamato il 113. Dopo pochi minuti sul posto sono arrivati gli equipaggi delle volanti che hanno recuperato all’ingresso del campo quattro cartucce da caccia calibro 12. Sicuramente sparate da un fucile a pompa, visti i segni inconfondibili lasciati da quel particolare tipo di estrattore. Naturalmente tra i rom nessuno ha visto o sentito nulla né ha avanzato sospetti sull’identità degli sparatori.
A questo punto le ipotesi non sono molte: si può partire dall’attentato di stampo razzistico, senza scordare però che le attività dei rom non sono delle più cristalline. Spesso attirano dentro l’accampamento ingenui compratori convinti di acquistare per poche lire merce preziosa, credendola rubata. Invece poi si ritrovano con coltelli o pistole spianate e devono dare l’addio ai quattrini. Qualcuno denuncia, con scarsi risultati visto che poi nessuno ha visto nulla o conosce gli autori dell’aggressione. Altri si rassegnano, salvo poi meditare vendetta. Quattro colpi di pistola o una molotov.
Del resto non è la prima volta che il campo di via San Dionigi entra nel mirino. È infatti già andato a fuoco nel febbraio del 2005 e nel gennaio 2006. In particolare nel secondo caso pochi i dubbi sull’origine dolosa dell’incendio: le fiamme scoppiarono in più punti e subito dopo alcuni testimoni videro delle ombre eclissarsi in tutta fretta.
L’ultimo incendio, il 29 giugno, fu invece il più devastante, anche perché stiamo parlando di baracche in legno e cartone che bruciano come scatole di fiammiferi.

Notati i primi focolai verso le 15, i rom chiamarono i vigili del fuoco che giunsero in forze. Ma un’ora dopo della bidonville rimanevano solo macerie fumanti. Ma un mese dopo era già risorta, come l’Araba Fenice, per la quarta volta.

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