Politica

Contro il caro-brindisi ecco l’outlet dei vini

Ma l’enologo resta cauto: «Ottima soluzione, ma spero non vada a scapito della qualità»

Elena Jemmallo

da Milano

Un buon bicchiere di vino Doc potrebbe non essere più un lusso per pochi. Bypassando ristoranti e enoteche, il vino da domani si può comprare anche all’outlet. Un vero e proprio grande magazzino dei vini che permette di risparmiare il 25-30% sul prezzo della bottiglia acquistata in negozio. Appena fuori città, facilmente raggiungibile in auto e con grandi spazi espositivi: la logica del «mall» all’americana invade anche uno dei prodotti-simbolo del made in Italy. Quel che ne esce è un’ibrido tra l’enoteca dove si trovano bottiglie di qualità e la cittadella dello shopping, con tanto di ampio parcheggio all’esterno.
L’idea è del consorzio di piccoli produttori che hanno fondato il marchio Symposium, con il preciso intento di rendere più efficiente la catena distributiva e avvicinarsi il più possibile agli acquirenti attraverso l’apertura di più punti vendita possibili. Il primo, che verrà inaugurato domani, sorge a Chiuduno (Bergamo), ma il direttore di Symposium, Fabio Zanzucchi, è più che ottimista sul fatto che non sarà nemmeno l’ultimo: «Tra sei mesi ne sorgerà un altro a Parma e stiamo lavorando a progetti su Lucca, e poi Firenze, Roma e Milano».
All’outlet gli estimatori di vino troveranno diverse etichette (Barone Pizzini, Castello Sonnino, Palagione, Cavimon e molti altri), che non sono certo tra le più note, ma non è escluso, a detta dei promotori dell’iniziativa, che a breve aderiranno anche i produttori più famosi sia italiani e esteri. «È sbagliato pensare che faremo una concorrenza spietata a ristoratori e enoteche - precisa Zanzucchi - perché la nostra iniziativa va piuttosto nella direzione di attrarre più consumatori e far conoscere meglio il vino di qualità. E questo non può che andare a beneficio di chi produce e vende vino».
Il risparmio sui prezzi è possibile attraverso le sinergie tra i vari attori della catena distributiva, semplificandola nei vari anelli tradizionali (dal produttore, al distributore più grande, a quello più piccolo e infine a ristoratori e gestori di locali). La logica dell’outlet è invece molto semplice: dal produttore agli scaffali.
Ma cosa ne pensano gli enologi? Mattia Vezzola, enologo di Bellavista, rimane cauto: «Aspettiamo di vedere in che termini si svilupperà quest’iniziativa, quanta strada percorre, se ci saranno dei seguiti». Certo è che il vantaggio di pagare un vino di qualità a un buon prezzo rimane. «Ben venga il risparmio per il consumatore - spiega Vezzola - e certamente aprire un grande magazzino che riesce a fornire bottiglie a prezzi più bassi è una proposta vantaggiosa. Penso, ad esempio, alla possibilità di avere delle bottiglie del Sud Italia più a buon mercato, ma perché sia veramente una buona notizia bisogna considerare alcuni aspetti. Chi acquista in questi punti vendita dovrebbe trovare gli stessi servizi che trova in un’enoteca». Difficile immaginare che le etichette di qualità possano essere smerciate come abiti della collezione passata. «Per servizi - spiega l’enologo di Bellavista - intendo la qualità del prodotto, costante negli anni, oltre che l’assistenza al momento dell’acquisto con esperti che possano orientare il consumatore.

Inoltre è necessario l’impiego di figure professionali all’interno degli outlet».

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