Contro la Casta: stop ai viaggi gratis per gli ex senatori

Basta essere eletti una volta e ci si assicura per la vita treni, aerei e autostrade. Il record di due ex Pci: non pagano dal ’72. Con le nuove regole addio ai benefici per 765. E lo Stato risparmierà un milione

Contro la Casta: 
stop ai viaggi gratis 
per gli ex senatori

Roma - Metti piede in Parlamento anche solo per una legislatura e come per incanto non paghi un euro per i tuoi viaggi. Trasferta di lavoro o gitarella con famiglia poco importa. Il mezzo lo scegli tu: treno, traghetto, automobile, aereo. La casta tratta bene i suoi affiliati, siano essi in esercizio oppure no. Già, perché il senatore che abbia scaldato la poltrona vellutata di palazzo Madama nella V legislatura, anno 1968, governi Leone e Rumor, s’è pure guadagnato il diritto a spostarsi gratis. Tutto a spese dello Stato. È il caso di Emilio Bonatti, ex Pci, fuori dalle stanze del potere da 37 anni. Oppure un altro, preso a caso tra il battaglione dei 1.056 ex senatori: Gian Mario Albani, classe 1927, ex partigiano, anch’egli eletto nelle file del Pci nel ’68. Pure lui sono decenni che viaggia a sbafo. Tanto paga Pantalone. Il quale scuce all’anno, e solo per gli ex senatori, 1.736.000 euro. Mica vorremmo far metter mano al portafoglio a chi ci ha rappresentati nella fabbrica delle leggi, anche solo per pochi anni, quando arriva al casello di Melegnano sud. O prima di fare il check-in a Fiumicino o dopo la fila alla stazione di Bologna. Giammai.

Il problema è che, in un periodo di vacche magre, l’attuale presidente del Senato Renato Schifani s’è messo in testa di rendere un po’ meno spassoso il Paese dei balocchi-Italia. Così, la primavera scorsa, ha preso in mano i bilanci di palazzo Madama e dato un preciso mandato al collegio dei senatori questori (coloro che sovrintendono alla buona amministrazione del Senato): tiriamo la cinghia. E nelle pieghe di Sprecopoli sono saltate fuori le delibere che concedono benefit e rimborsi ai viziati «ex».

Romano Comincioli (Pdl), Paolo Franco (Lega) e Benedetto Adragna (Pd) si sono presi così la briga di limare un po’ le beneficenze di Stato, anche alla luce dei freddi dati loro in possesso. Gli ex colleghi bruciano ogni anno 775mila euro in voli; 551mila euro in viaggi in treno; 410mila euro in scampagnate con l’auto. Cosicché s’è arrivati a una proposta, riassunta in una delibera che ha letteralmente mandato in bestia l’Associazione degli ex parlamentari, sorta di sindacato delle vecchie (e onorevoli) glorie. L’ente presieduto da Franco Coccia, deputato dalla quarta legislatura (1963) alla settima (1976) ha persino scritto a Berlusconi e a Schifani per lamentare l’odioso colpo di scure. Lagnandosi col solito ritornello in salsa sindacale: nessuno ci ha consultati. Perdio, il senso della missiva ai senatori, un po’ di solidarietà a chi fu quello che siete voi oggi non guasterebbe. E dire che la stretta ai cordoni della borsa non sarebbe così traumatica. Il collegio dei senatori questori ha infatti buttato là la seguente proposta: a fine mandato i senatori si paghino da sé caselli autostradali e traghetti; per i viaggi in aereo e in treno si preveda un plafond annuale di rimborso che però comporti una spesa complessiva pari alla metà di quanto si spende oggi; la durata del beneficio, comunque, non potrà più essere vita natural durante ma proseguirà per non più di due legislature dopo la cessazione del mandato. Oddio, e se la legislatura dura poco come quella dell’ultimo governo Prodi (2006-2008). Inutile dire che qualcuno ha arricciato il naso e proposto un più sicuro limite temporale: e se facessimo dieci anni e non se ne parla più?

Naturalmente c’è un altro elemento che rende più macchinosa la fine dello sperpero: il Senato dovrebbe procedere di pari passo con la Camera. L’obiettivo è quello di arrivare a un regolamento analogo tra i due rami del Parlamento e a fine luglio i senatori «tagliatori» dovranno riferire al presidente Schifani dei contatti presi con i «cugini» di Montecitorio. Poste le basi suddette per limitare i trasporti a costo zero, il numero dei privilegiati scenderebbe così dagli attuali 1.056 a «soli» 291. E gli altri 765, poverini? Tutti quelli, cioè, che a palazzo Madama hanno sudato sette camicie ma soltanto prima delle elezioni del 2001? Per loro arriverà presto l’onta di sentirsi come un comune mortale che scuce quello deve al casello, al check-in, in stazione.

E a Montecitorio? Rimborsi a valanga pure lì e non è che gli ex deputati non viaggino, anzi. L’esercito degli onorevoli cessati dal mandato è di 1.600. Tutti soldatini viaggianti che pesano sul bilancio della Camera per circa 2,5 milioni di euro. Soltanto dieci giorni fa, in aula, il questore deputato Antonio Mazzocchi ha assicurato i colleghi: anche noi faremo come a Palazzo Madama. «Per garantire una sostanziale uguaglianza di trattamento degli ex parlamentari tra Camera e Senato arriveremo a intese con l’altro ramo del Parlamento».

Poi la conferma: «Il Senato ha già adottato alcune decisioni sul tema, che comunque entreranno in vigore a decorrere dal 1° gennaio 2010. E resta l’impegno di operare nel quadro di una complessiva riforma della condizione dei parlamentari in carica e dei cessati dal mandato, in chiave di risparmio».

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