«Contro i clandestini esercito e marina»

da Roma

Pattugliamento delle coste da parte della Marina, interventi dell’Esercito nelle zone a rischio criminalità. Onorevole Guido Crosetto come sottosegretario alla Difesa condivide la necessità di simili iniziative per fronteggiare l’emergenza sicurezza?
«Occorre una scelta politica responsabile. Sostengo con forza il possibile impiego dell’Esercito in queste operazioni. Ovviamente va definita una legge ad hoc che affidi ai soldati i poteri necessari. Ora un membro dell’esercito è come un cittadino qualunque e non può intervenire. Noi dobbiamo assegnare ai soldati poteri di controllo sul territorio. Penso sia giusto che uno Stato utilizzi tutte le forze a sua disposizione in situazioni di allarme sociale».
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ipotizza il pattugliamento delle grandi città, organizzando squadre miste: carabinieri e poliziotti affiancati da militari. Che cosa dovrebbero fare esattamente i soldati?
«I compiti saranno quelli classici della pubblica sicurezza. Abbiamo esempi molto validi ai quali ispirarci come quello offerto dall’operazione “Vespri siciliani”, dove ai militari vennero assegnate funzioni di agenti di pubblica sicurezza. Ritengo comunque sia meglio mantenere la distinzione tra le forze dell’ordine e l’Esercito perché sia ben chiara la catena di comando e le responsabilità».
Sarà utilizzata anche la Marina?
«Per il pattugliamento senza dubbio. La Marina però può limitarsi solo a funzione di controllo e non può fare intercettazioni: ci sono regole e trattati internazionali che non possono essere violati. Può segnalare in anticipo a terra l’eventuale arrivo di clandestini per evitarne la dispersione sul territorio».
Il governo Berlusconi non ha ancora varato provvedimenti ma già la Spagna lo accusa di razzismo e xenofobia.
«Il governo deve rispondere al popolo che lo ha votato e lo ha eletto. Abbiamo un problema reale di sicurezza da restituire ai nostri concittadini. Non abbiamo affatto un problema di razzismo o di xenofobia. I cittadini italiani hanno paura e noi abbiamo il dovere di liberarli da questo sentimento perché hanno diritto a non vivere nella paura. La questione non riguarda gli stranieri ma i delinquenti, da qualsiasi parte provengano. Ed è contro di loro, contro i criminali che dobbiamo agire. In Italia nelle grandi metropoli ci sono intere zone franche dove non esiste più la legalità dove i vecchi residenti sono stati costretti a fuggire dalle loro case perché quella zona è stata resa invivibile dai criminali. Io stesso sono stato rapinato tre volte dentro casa mia a Torino. Voglio restituire queste aree alle persone per bene che hanno il diritto di vivere liberi dalla paura».
Il reato di clandestinità dovrebbe scattare soltanto in caso di recidiva...
«Non spetta a me trovare le soluzioni giuridiche, però sono convinto di un fatto: dobbiamo mantenere una chiara differenza tra l’immigrato regolare e quello clandestino. Altrimenti non avrebbe senso fare le leggi».
Sembra sia possibile trovare una via per regolarizzare badanti e colf. Lei è d’accordo?
«La questione non deve riguardare soltanto le badanti o le colf. E non si deve pensare che sia possibile aprire a sanatorie indiscriminate.

Però come è importante mantenere la distinzione tra regolari e clandestini è altrettanto importante distinguere tra chi è entrato con buona volontà per lavorare e chi invece per delinquere. Il governo non vuole alzare barriere davanti alle persone oneste che vogliono lavorare. Non alziamo barriere per difenderci dagli stranieri ma soltanto per difenderci dai criminali».

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